Luciano Spalletti, tecnico del Napoli, ha presentato in conferenza stampa, direttamente dal Konami Training Center di Castel Volturno, la gara di domani contro l’Inter.
“Positività di Politano? Fa parte delle difficoltà della stagione, vi siete dimenticati che nelle prime due giornate abbiamo giocato con 2 centrocampisti, Demme fuori, Zielinski fuori dopo 20 minuti, non c’era Anguissa e si giocava con chi c’era e si è fatto ciò che si è fatto ugualmente. Che si fa, si lascia il dubbio per una mancanza o di fare una partita al di sotto di quello che possiamo fare?
Gara aperta? Sì, verrà fuori una gara così, tutte e 2 le squadre vogliono i punti, cercheranno la vittoria, poi loro hanno una conformazione tattica geometrica diversa dalla nostra e dovremo coprire quegli spazi in fase di possesso, sono bravi con i due a tutta fascia a portare lì il discorso e noi dovremo fare lo stesso quando avremo palla. L’Inter è fortissima, lo sta facendo vedere anche in questo campionato.
Io parlo con pochi, con pochi pochi, ma queste robe qui ‘spero non mi fischino’, ‘ho vinto lo Scudetto’… ma io penso al mio, gli altri possono fare ciò che vogliono, fischi ne ho presi altrove. Io quando vado via guardo se ho lasciato i conti migliori e se ho vinto anche qualche partita, le cose vanno di pari passo, non mi paragono ad altri. Ognuno gli dà il taglio che vuole, in base alle amicizie ed ai contatti che si hanno. Io ho finito all’Inter con la difficoltà di gestire quel momento, tutto quello che veniva fuori, ma non ho dato colpe o vantaggi a nessuno del quarto posto, ho finito e sono andato a casa. E’ chiaro che poi si fanno le valutazioni in base a ciò che ha a disposizione, se uno può spendere 240mln di euro di stipendi totali, non è la stessa cosa di 100 e si prendono giocatori dai club inglesi abituati a vincere e non come prima. Io sono abituato a vivere tutto, in diretta, non si prepara niente, sono curioso anche io della mia reazione quando sarò lì, per me il passato non è mai passato, io vivo le cose, lì ho preso decisioni e le ho prese volentieri per il bene del gruppo. L’esperienza mi ha dato tanto, ringrazio i tifosi al di là del trattamento che mi riserveranno, anche i calciatori che mi hanno seguito in tutto e che continuo a sentire diversi con stima. Vado orgoglioso anche di aver ridato forza alla conformazione della pinetina, dai giardinieri che mi hanno dato la profondità, forza alla cappella in onore del papà di Massimo Moratti, momenti ed emozioni belle.
E’ importante per tutti, non definitiva fino a quando non c’è matematica in questo campionato perché le squadre sono forti, ci sono difficoltà momentanee che possono arrivarti da tutte le parti. Io non ho rivincite, è un passaggio importante per un’altra piccola felicità, per tutte le persone che ci seguono perché noi siamo un po’ a posto se si fa questo lavoro a 62 anni. La dignità è battersi per chi ti vuole bene, non per essere famoso. Abbiamo una città dietro che freme, mi ha detto Santoro che alla partenza ci saranno 1000 persone per salutarci, si sente che la vivono così anche se rimangono a casa, ma organizzano da giorni per essere tutti insieme, è una roba che ci deve per forza far riflettere sul nostro comportamento, chi non la sa riconoscere è segno che non sarà mai fiero.
Gara decisiva solo per l’Inter? Neanche, sono poche le gare giocate e ci sono difficoltà che tutti dovremo incontrare. La felicità è nascosta dietro queste difficoltà, se devi sostituire uno o due calciatori e abbassi lo sguardo, poi non potrai mai raggiungere gli obiettivi importanti. Io in 20 anni di carriera non mi sono mai lamentato, mai! Non ho mai detto mi manca questo o quell’altro, sarebbe come dire alla squadra non possiamo farcela da soli, ma invece possiamo farcela! I problemi non finiscono mai, ma pure le soluzioni, se ne trovano sempre.
Con quali certezze e quali dubbi a San Siro? Le certezze di ciò che ha prodotto finora, le qualità che hanno saputo esibire i nostri giocatori, migliaia persone che ti sostengono qualora una volta ti venisse il dubbio di non farcela ad essere fortissimo. I dubbi non ce ne sono, noi andiamo a fare la partita, contro un avversario che le stesse qualità nostre, calciatori di livello come il nostro e un allenatore che ha esperienza su quel gioco che gli fa fare e una squadra che l’ha già fatto gli anni scorsi. Le difficoltà vanno affrontate, altrimenti si fa spazio a chi non vede l’ora di affrontarle, non c’è altra scelta.
Differenze societarie? C’era un presidente di una nazione differenze, ma il figlio era presente spesso a Milano. E’ simile grossomodo, la situazione la guardava esternamente il figlio, il papà invece è venuto poche volte. ADL la vive direttamente, ci sentiamo telefonicamente perché vuole sapere le cose, segue più da vicino, ti fa sentire la presenza, Zhang sorveglia più a distanza.
Nazionale ai playoff? Mi dispiace, ma Mancini metterà a posto le cose, l’Italia però già meritava il passaggio poi non so perché non sono arrivati i risultati, un po’ di fortuna e sfortuna a volte nel calcio c’è.
A destra può giocare Zielinski? Sì, lui, come anche Elmas e anche Lozano, anche altre soluzioni. Lozano sta bene, ha giocato giovedì, ha fatto ore e ore di viaggio ma è voglioso: ci ho parlato anche stamattina, è sorridente perché è uno molto positivo, dolcissimo, professionale. E’ normale avere ambizioni, le devono avere tutte, poi mi auguro a fine stagione riceva interessi di club che lui ritiene più importanti, significherebbe che ha raggiunto dei nostri obiettivi. L’anno scorso rimanendo fuori dalla Champions non abbiamo ricevuto una richiesta. Se vogliono avere richieste devono fare risultati. E’ sempre la vittoria che ci dà visibilità, la sconfitta riporta tutti dentro la stessa dimensione.
Cosa rappresenta Koulibaly? L’abbiamo già detto più volte, diventa difficile avere ancora parole, servono esempi. Questa settimana è andato in scivolata e si è incastrato un piede, è rimasto col ginocchio sotto, ha sentito male, è rimasto a terra, si è fermato l’allenamento ed in un attimo c’erano anche i magazzinieri intorno a lui, tutti in attesa della sua reazione. E’ uscito per 3 minuti, si è tornati dopo 3 minuti e tutti guardavano e non giocavano per vedere come si sentiva lui. Non mi interessa sapere se Diego è stato il più grande o meno, mi interessa sapere quello che ha lasciato dopo, è quello! Non lo dico io, è quello che provano tutti ciò che significa l’importanza del soggetto in un gruppo. Vogliamo essere tutti Koulibaly, è una persona straordianaria, io ne ho avuti… sono stato fortunato ma la fortuna con me non ha finito il suo lavoro. Nestor Sensini è un calciatore così: entrava nello spogliatoio e tutti lo salutavano, aveva un grande rispetto, senza che neanche parlasse. Era il rispetto che s’è guadagnato con la sua carriera”.