Confronti, dibattiti io con te, tu con me, noi con loro e tutti contro tutti.
Parole a cui dovrebbero seguire fatti che non si sono mai visti e le responsabilità individuali nascoste da un nome collettivo:
Squadra.
Il collettivo (questo sconosciuto nel Napoli dei nostri giorni) che non supporta le difficoltà dei singoli e neppure ne esalta le qualità ma è un unico, grande alibi.
Perché, dire che la colpa è di tutti poi equivale a dire che non è colpa di nessuno.
Invece ognuno è sempre responsabile di se stesso e ha il dovere di dare il massimo per motivi di dignità personale.
Tirando fuori anche i discorsi sul rispetto nei confronti dei tifosi, è soprattutto una questione di professionalità.
Chi non rispetta il proprio lavoro non merita di giocare a certi livelli e tanto meno gli stipendi che percepisce.
Quanto alle presunte frizioni all’interno di uno spogliatoio sono normali dinamiche relazionali che vanno risolte o tenute fuori dal campo.
Di fatto il problema di questo gruppo (più che la divisione in fazioni) sembrerebbe essere la mancanza di personalità, carenza atavica.
Vero che il passato non si può cambiare, ma non si deve neppure dimenticare, e tante volte in questi anni, che anche nei momenti più splendenti il Napoli ha mostrato fragilità caratteriali.
Questo si che è un bel problema perché nei momenti di crisi servono forza d’animo e determinazione per non farsi dominare dagli eventi ma soprattutto serve la consapevolezza che si sta rischiando grosso.
Mors tua vita mea.
Chi non se la sente si faccia da parte, magari ci sarà un’altra occasione.