La decima difesa della Serie A è anche quella che è seconda solo alla Lazio per tiri subiti.
L’esperienza napoletana di Benitez conta forse altre due sole partite. Non abbiamo statistiche in merito, ma probabilmente la parola su cui ha insitito maggiormente il tecnico, nel corso di questi due anni all’ombra del Vesuvio, è stata “equilibrio”. Tra la fase offensiva e quella difensiva.
Nonostante anche quest’anno si siano superati i 100 gol fatti, il numero di quelli subiti dalla squadra azzurra indicherebbe che il suddetto “equilibrio” non è stato raggiunto. Sulle ragioni di ciò si è ampiamente dibattuto e ciascuno rimarrà della propria opinione, passando da assennate disamine tattiche a sbrigative e superficiali tesi preconcette sullo “straniero” che “non è adatto al calcio italiano”.
Il Napoli ha subito 47 gol in campionato. Più di Genoa, Torino e Sampdoria. Ma impressiona il dato dei tiri subiti: solo la Lazio ne ha subiti di meno. L’Empoli che ha incassato lo stesso numero di gol del Napoli, ha subito più di 100 tiri in più. Discorso simile per il Genoa, la cui porta è stata violata cinque volte in meno del Napoli. Proprio toscani e liguri mettono in luce la conseguenza più lampante che si può trarre. Le due compagini schierano tra i pali Perin e Sepe, due tra i migliori portieri del campionato, per rendimento. Dopo l’addio di Reina, sono note invece le difficoltà che gli azzurri hanno avuto nel ruolo, per lungo tempo, con Rafael e negli ultimi tempi anche con Andujar.
Tuttavia, un dato del genere non può essere attribuibile ad un solo giocatore, per quanto determinante sia la figura del portiere. Incassare pochissimi tiri indica per forza di cose una compattezza e una solidità di squadra tendenzialmente di ottimo livello. Soprattutto per una squadra come il Napoli, spesso definita “troppo votata all’attacco”.
A questo punto, chiunque segua con passione e frequenza il Napoli, e sia dotato di onestà intellettuale, ne avrà già tratto che la spiegazione di questo rapporto così sbilanciato tra tiri e gol subiti può essere tranquillamente individuata in errori individuali. Errori di posizione, in disimpegno e talvolta in fase d’appoggio da parte dei centrocampisti. Errori che offrono agli avversari chiare occasioni da rete. E il dato che stiamo esaminando lo conferma: pochi tiri, ma molti goal. E allora o il Napoli è sfortunato nel trovarsi di fronte avversari costantemente in giornata di grazia, oppure nei pochi tiri subiti, c’è stata una buona percentuale di occasioni da gol. La fortuna è certamente un fattore, ma non l’unico, non il più determinante. Non così spesso almeno.
Pertanto, al netto delle bordate quotidiane sul tecnico, un allenatore può organizzare una squadra e prepararla a tutte le evenienze possibili nell’arco di un match, ma di fronte all’errore individuale può solo alzare le mani. Dopo di che, il numero di errori individuali, può diminuire soltanto in sede di calciomercato.
Ma questa è un’altra storia.
Articolo di Fabio Cotone