Il “Corriere dello Sport” oggi in edicola in un articolo firmato da Antonio Giordano analizza le parole di Ancelotti alla squadra dopo la gara con il Brescia.
L’alba di un nuovo giorno è densa di interrogativi che Ancelotti rimuove con decisione, dialogando senza esasperare i toni, tornando su quei quarantacinque con il Brescia dal retrogusto amaro, addolcito almeno dalle sicurezze trasmesse da Ospina, Di Lorenzo e Luperto ad una squadra rimasta senza centrali ma anche senza quella cattiveria ch’è utile per tutelarsi, per evitare di sedersi per strada ed accorgersi che poi le Grandi siano ancora più lontane.
Eppure è successo: è venuta meno la fase difensiva, quella di interdizione, ma anche la creatività e la leggerezza nel palleggio, la ferocia che serve per tenersi vivi e non indietreggiare di nuovo, perché il Napoli ha già dato e
non deve farlo ancora.
IL SAN PAOLO AIUTA. I numeri di Napoli-Brescia il giorno dopo sono là e raccontano ogni aspetto (da quelli centrali a quelli marginali) attraverso «l’indice di efficienza fisica nel corso dei novanta minuti»: sono statistiche scientificamente inappuntabili, rappresentano la radiografi a di un’ora e mezza nel suo andamento complessivo,
raccontano non soltanto l’intensità della «prestazione» ma pure la «qualità» del football, la osservano attraverso la rapidità di calcio e anche di pensiero nello sviluppo delle azioni delle due fasi, e si possono scoprire i tempi delle giocate.
E per avere una percezione netta di quel calo che il Napoli ha mostrato anche ad occhio nudo, conviene leggerli insieme.«Ecco cosa ci è successo. E meno male che il San Paolo ci ha dato una mano, nel momento più difficile»