Editoriale

Napoli, la fame che non dorme mai ama coraggio

Il Napoli di Bologna ,nel primo tempo, ha dato,per la prima volta, l’impressione di essere tornata squadra.


C’è stato un punto di mediazione tra il passato e il presente ed è un passo avanti importante.
Corto, compatto, aggressivo, anche, nel recupero, e tutti hanno mostrato voglia di vincere.

Il Napoli, ha avuto due buone occasioni( il palo di Osimhen e quella sprecata
da Raspadori).

Nel secondo tempo, è calato ha avuto un calcio di rigore e sappiamo come è finita ma quello che resta, dopo la buona interpretazione mentale del primo tempo, è una squadra che produce poche reali occasioni da gol.

Una capacità realizzativa parziale,
è sempre stata una caratteristica di questa squadra.
Se ne produci sette o otto buone, ne puoi mettere dentro anche due o tre, se ne produci tre non è detto che segni.

Abbiamo visto, nuovamente, Osimhen e, anche Kvaratskhelia scappare avanti e arrivare in area ma senza trovarla riempita.
Se il pallone arriva e c’è un solo compagno, contro cinque avversari, è difficile segnare se non fai una prodezza e le prodezze non riescono sempre.

La squadra ha sviluppato un po’ di più il gioco sulle fasce ma senza la continuità necessaria per allargare costantemente il gioco, passando per il centrocampo per migliorare la pulizia del passaggio.

Poi, c’è stata una frenata nel secondo tempo, come se subentrasse la paura o chissà cosa che limiti la squadra e appanni le giocate
Le scelte di Garcia nell’impostazione tattica, nelle valutazioni dei cambi, risultati negativi, l’involuzione del gioco e, anche, l’idea dichiarata
“Se non puoi vincere devi almeno non perderla”
non hanno aiutato la crescita dell’autostima e la leggerezza mentale.

Da quando esiste il calcio,
giocatori in fiducia fanno cose speciali, perché è il cervello a comandare le gambe e se sei libero e ottimista la vita e il calcio ti sorrideranno.

La frustrazione e la rabbia,
complicano tutto e le reazioni di Kvaratskhelia prima e Osimhen ieri, per quanto deprecabili, in nome del politically correct, dell’etica del gruppo, del rispettano delle gerarchie e storie simili,

rappresentano, inequivocabilmente, l’insofferenza alla situazione dei due giocatori più prestigiosi della squadra.
Non si fa, si lo sappiamo
e va censurato, sappiamo anche questo
e bisogna chiedere scusa, senza dubbio,
altrimenti si rischia l’anarchia ma la mancata condivisione di una scelta strategica che esula dal cambio stesso, pare un problema serio.

La fame di vittoria, tanto agognata può portare anche a reazioni eccessive.
Ora Garcia potrà mettere da parte il suo timore principale:
Che questa squadra fosse sazia e che bisognasse tenerla sulla corda.

Infine il tweet presidenziale che fa i complimenti e invita alla ripartenza proprio da Bologna.
Non casuale e, forse, non solo un tentativo di gestire pacatamente una crisi pericolosa ma potrebbe essere,
il messaggio di ripartire proprio dalla voglia e dai nuovi, ritrovati equilibri del primo tempo, senza pause, con coraggio e fame.
La fame che non dorme mai.

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