Inter-Juventus e Fiorentina-Napoli, una città e tre allenatori che rendono la Toscana epicentro della Serie A, teatro delle sorti della corsa scudetto e di quella per la Champions League.
“Focolaio determinante della civiltà italiana”, come la definì lo storico Jacques Heurgon, la Toscana ha fornito il sostrato culturale (quello etrusco) che avrebbe dato vita all’Impero Romano, per poi ergersi a capitale dell’Umanesimo e del Rinascimento dando natali ad assolute genialità che hanno i nomi di Dante Alighieri, Leonardo Da Vinci, Brunelleschi, giusto per citarne alcuni. Poteva mai il calcio sottrarsi a questo dogma che vuole uomini toscani essere stati rivoluzionari artefici di cambiamenti epocali nella storia e nelle arti? Assolutamente no: da Marcello Lippi a Corrado Orrico, fino ai più moderni Massimiliano Allegri, Maurizio Sarri e Luciano Spalletti, allenatori che oggi si stanno giocando quel che di importante c’è da conquistare nella nostra Serie A. Senza tralasciare, ovviamente, che il Presidente dell’AIA (Associazione Italiana Allenatori) è di San Miniato, in provincia di Pisa. Insomma, una bella fetta del nostro calcio, in questo particolare periodo storico come mai prima d’ora, è nelle mani di uomini nati nella terra cantata da poeti come Dante Alighieri e Gabriele D’Annunzio.
Andando con ordine, cominciamo dalle due squadre che si stanno contendendo lo scudetto, ovviamente Napoli e Juventus. Il Napoli è probabilmente la squadra a più alta matrice toscana della Serie A: a partire dall’allenatore Maurizio Sarri, nato a Napoli ma cresciuto a Figline Val d’Arno, passando per Cristiano Giuntoli, direttore sportivo fiorentino doc, fino a gran parte dello staff del “comandante”. Escludendo l’allenatore in seconda Calzona (calabrese, ma aretino d’adozione e più fedele compagno di Sarri) e l’analista Bonomi (milanese trapiantato a Siena), troviamo infatti Francesco Sinatti, l’uomo dei droni, preparatore atletico e tattico di Arezzo; Massimiliano Bongiorni, collaboratore che si occupa della parte statistica, di Massa Carrara; Alessandro Nista e Massimo Nenci, preparatori dei portieri, rispettivamente della provincia di Livorno e di Firenze; Loris Beoni, allenatore della Primavera azzurra, anche lui di Arezzo. Per quanto riguarda la Juventus invece troviamo ovviamente in testa Massimiliano Allegri, livornese doc, il cui accento si ormai fatto conoscere bene anche in Europa. Ad assisterlo come allenatore in seconda poi c’è Marco Landucci, ex portiere nato a Lucca e Stefano Grani, riabilitatore, di Casalguidi in provincia di Pistoia.
Napoli e Juventus sono protagoniste quest’anno della stagione più emozionante degli ultimi 7 anni, dopo 6 scudetti consecutivi marcati bianconero, gli azzurri sono a un solo punto e già la prossima giornata potrà essere decisiva per tentare il sorpasso. La prossima giornata, già, la 35^ che sarà ancor di più segnata dall’influenza toscana e fiorentina. Infatti un altro allenatore toscano avrà il compito di fermare la Juventus questo sabato: Luciano Spalletti, allenatore di una Inter che sta cercando disperatamente di ritornare nell’Europa che conta e che per farlo dovrà passare proprio sulle maglie bianconere, è di Certaldo, provincia di Firenze. E poco più in là, all’Artemio Franchi, stadio del capoluogo Toscano, alle 18.00 di domenica la Fiorentina ospiterà il Napoli che, a prescindere da come andrà Inter-Juventus, dovrà fare di tutto per vincere e restare in scia della capolista per alimentare questo sogno scudetto. Menzione speciale poi meritano Walter Mazzarri (San Vincenzo, provincia di Livorno), ex tecnico del Napoli ed ora in forze al Torino e Leonardo Semplici (Firenze), tecnico della SPAL in lotta salvezza, che completano la cinquina degli allenatori toscani della Serie A.
Toscana Caput Italiae, almeno calcisticamente parlando, regione di uomini che “hanno il cielo negli occhi e l’inferno in bocca”, come disse lo scrittore Curzio Malaparte, impagabile ritratto che trova fedele specchio negli allenatori toscani così differenti tra loro nei dialetti e negli atteggiamenti da rendere palesi le contraddizioni e le rivalità che esistono in una regione così intensa. Dalla filosofia a volte pacata, a volte irascibile di Spalletti, al marcatissimo, aspro e fatalista livornese di Allegri, fino alla schiettezza sopra le righe di Sarri, il calcio italiano parla Toscano. E poco importa che il risultato sia di personaggi cocciuti, fumantini, addirittura antipatici e presuntuosi a volte, perché in questo campionato e in questo calcio se non sei sicuro di te, sia chiaro, non fai strada. E come si dice in Toscana, prendendo una metafora che va bene a tavola così come nella vita: “A’ sottili cascan le braghe”.