Un po’ Davide contro Golia, almeno secondo le bacheche, i due team hanno tanti calciatori in comune nella loro storia.
Dire Napoli-Inter è citare praticamente una parte del gotha del calcio italiano e mondiale. Le due squadre, seppur con una bacheca completamente diversa nei numeri, hanno spesso dato vita negli anni a sfide al vertice ed hanno avuto l’onore di far indossare la propria maglia a tantissimi campioni. Esulando dal primo vero match d’alta quota della stagione di stasera, sono numerosi gli idoli che talvolta – con alterne fortune – hanno fatto il salto dall’altra parte della barricata, dal Duomo al Maschio Angioino e/o viceversa.
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Pochi ricordano ad esempio che due centravanti fra i più prolifici in Serie A, Amedeo Amadei e Luís Vinício, hanno indossato nella loro carriera le maglie di Napoli e Inter. Sulle sponde dei Navigli Amadei arrivò nel dopo-guerra e dopo favolose annate nella sua Roma, “il fornaretto” pur facendo benissimo in maglia nerazzurra (42 gol in due anni) ritrovò però calore e affetto soltanto all’ombra del Vesuvio, restandoci fino al termine della carriera. Vinicio invece dopo le cinque stagioni napoletane (con 69 gol), e un breve passaggio a Bologna, sul finire di carriera riesplose a suon di reti al Lanerossi Vicenza e ciò gli valse la chiamata nel 1967 della grande Inter di Herrera.
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Scomparso proprio pochi giorni fa, il napoletanissimo Giuseppe Massa fece invece uno strano percorso. Partito giovanissimo da squadre minori partenopee, esplose nella Lazio e poi conquistò in parte anche Milano con la maglia nerazzurra, nel 1975 la chiamata del Napoli: in quella squadra (che sfiorò lo Scudetto e vinse una Coppa Italia) anche la storica bandiera interista Tarcisio Burgnich, che ritrovò lo smalto di un tempo negli ultimi anni di carriera. Cosa che fece anche Mauro Bellugi nella stagione 1979/80 riconquistando finanche la Nazionale.
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Nella stagione 82/83 l’argentino Ramón Díaz non mantenne le promesse da “stella mondiale” con il Napoli, ma si fece perdonare prima con Avellino e Fiorentina, e poi con l’Inter dove fu grande protagonista dello Scudetto dei record nel 1989. Ma il doppio ex forse più rappresentativo è invece Salvatore Bagni, che nell’estate del 1984 – dopo un iniziale rifiuto – lasciò l’Inter per accasarsi al Napoli del neo-acquisto Maradona. Un’unione che porto lo Scudetto tre anni dopo e con Ottavio Bianchi in panchina, mister che poi nel 1994 arrivò anche a Milano ma fu esonerato proprio dopo una sconfitta con il Napoli.
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Quella squadra azzurra targata 95/96, già ampiamente ridimensionata dai debiti della società, a fine stagione cedette proprio ai nerazzurri, a suon di miliardi di lire, Massimo Tarantino e uno degli ultimi “10” idoli del San Paolo, Benny Carbone. Percorso inverso, nell’ambito dell’affare, fecero invece Arturo Di Napoli e Mirko Taccola: il primo entrò comunque con qualche gol e bella giocata nel cuore dei tifosi, il secondo invece fu una “promessa mai sbocciata della difesa” che a Napoli diventò famoso perchè – per la sua mole fisica – giocava solo contro il Milan per marcare George Weah.
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Colonnese e Milanese invece furono protagonisti del Napoli che sfiorò la Coppa Italia nel 1997 e finirono in nerazzurro un anno dopo con alterne fortune, in quella squadra anche il brasiliano Caio – talentuoso ma forse fin troppo timido attaccante di cui si innamorò Moratti – che non sbocciò nè a Milano e nè a Napoli. Storia diversa invece per Igor Shalimov che concluse mediocremente la carriera in azzurro dopo un paio di belle annate all’Inter tempo addietro.
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Robbiati e Moriero invece si scambiarono la maglia nell’estate del 2000, il primo lasciò poco il segno a Napoli e zero all‘Inter, il secondo a San Siro fu grande protagonista delle annate di Ronaldiana memoria (“lustrascarpe” ufficiale del Fenomeno dopo ogni gol) ma al San Paolo visitò più l’infermeria che il campo. Percorso inverso nel 2013 per Hugo Campagnaro, difensore roccioso argentino che dopo uno splendido triennio napoletano si ritrovò in difficoltà in Lombardia; fra i suoi compagni anche il portoghese Rolando meteora napoletana e fugace cometa milanese.
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Chi invece ha forse dato il meglio della carriera fra Inter e Napoli è Goran Pandev, il campione macedone prima è stato protagonista del Triplete della squadra di Mourinho, poi ha vissuto tre annate più che positive in azzurro con Mazzarri e Benitez: due tecnici che ben conoscono entrambe le realtà, con il fuoriclasse spagnolo della panchina che può annoverare ben 4 trofei equamente divisi fra i due team (1 mondiale e 1 Supercoppa Italiana con il Biscione, 1 Coppa Italia e 1 Supercoppa Italiana con il Ciuccio).
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