Lorenzo Insigne, punto fermo di un Napoli bello e propositivo, affamato, come chi sa di avere un’occasione da sfruttare ed un sogno da vivere.
“Ma dove vuoi andare? Il pallone è più alto di te”. Dai mercati di Frattamaggiore al prato verde del Santiago Bernabeu, la che batte Navas, un arcobaleno fatto di lacrime, litigi, conferme ed invenzioni geniali, quella di Insigne è una parabola che l’ha resto non solo un simbolo di questo Napoli, ma che urla, perenne, sotto una curva un solo messaggio: sono uno di voi.
Sono bastati pochi palleggi di un folletto di appena otto anni ed il presidente del Grumo Nevano è dovuto tornare sui suoi passi. Otto anni, ne sono passati altri 18 e Lorenzo Insigne non ha mai smesso di fare quello che gli riesce meglio: giocare a calcio e far ricredere chi non crede in lui. Perennemente criticato, costantemente bersagliato, gli occhi addosso che si carica sulle spalle, quelle piccole, ma larghissime spalle, ogni volta che entra in campo e dimostra a tutti che non è lì per caso, anzi.
Non è facile essere profeta in patria, non lo è mai stato per nessuno, eppure Insigne continua a crederci tra gol, assist, invenzioni e giocate. Non può farci nulla, è insito nella natura umana criticare e pretendere sempre il massimo da chi fa parte della nostra stessa area geografica, se poi sei chiamato a rappresentare una popolazione come quella napoletana, allora hai davvero il tuo bel da fare per sedare gli sbalzi umorali di una città troppo calda per restare serena ad aspettare e a guardare. Ma Lorenzo ce la sta facendo, piano piano, mettendocela tutta, sopportando fischi e critiche, qualche volta alzando la testa, ma pronto a riabbassarla per tornare a lavorare.
Il pallone in testa ed un solo obbiettivo, diventare un calciatore. A 15 anni entra nelle giovanili del Napoli ed è un sogno che si avvera, poi i prestiti, i dubbi, le esitazioni, finchè non sono i fatti a parlare per lui: gol all’esordio in Champions League (contro il Borussia Dortmund), secondo giocatore italiano (assieme a Di Natale, altro napoletano) a segnare in Serie A, Coppa Italia, Europa League e Champions League nella stessa stagione, tra gol e assist, ha contribuito a più di 80 gol in quasi 200 partite in azzurro. Fino a Madrid, dove con un gol pazzesco da 35 metri ha acceso le speranze ed i sogni di una città intera. Poi è finita male, se “male” può essere considerato l’essere eliminati dai campioni del mondo in carica. Il punto in questione è un altro, Insigne è partito in sordina, come una grande promessa sbocciata nel Pescara di Zeman assieme ad un altro scugnizzo (Immobile), ed è diventato un perno imprescindibile di una squadra che ora guarda lontano, con lui, ad un futuro che può e deve essere vincente. 207 presenze in azzurro, il SUO azzurro, 45 gol e 47 assist (che in totale fanno 92 reti procurate, in un modo o in un altro), fino alla conquista della nazionale, 14 presenze con due reti all’attivo. Ed un futuro da scrivere ancora, con una firma da mettere su un contratto da “bandiera”.
E come poteva essere altrimenti, per chi si è comprato le prime scarpette da calcio vendendo panni al mercato, per chi ha rinunciato ai divertimenti dell’adolescenza per dedicarsi al lavoro, quasi una deformazione professionale: crederci, sempre, fino alla fine…perchè, hai visto mai, tante volte i sogni diventano realtà.