A Napoli, di una persona testarda e che non si arrende, si dice che ‘Tiene la capa tosta’. Nel calcio è una qualità, perché essere volitivi e non mollare mai ti porta a conquistare i risultati.
Osimhen, è uno di quelli che hanno ‘La capa tosta’, lui l’ha sempre avuta, fin da bambino e lo ha aiutato ad andare oltre i limiti che la vita sembrava avergli imposto. Rendere possibile, quello che, per qualcuno, è impossibile e lasciare un segno nella memoria dei tifosi per essere degni dei loro sogni.
Un bell’impegno, quello che si vuole prendere Spalletti con tutta la squadra. Per scrivere una parte della storia del Napoli, però, ci vuole una squadra diversa da quella che ha giocato a Cagliari lunedì. “C’è stata più fame di salvezza che di scudetto”. Onesta e inequivocabile l’analisi del mister che non le manda a dire: “Non bisogna accontentarsi ma pigiare chi ti sta davanti.”
Vedremo come risponderà la squadra, nella notte della coppa figlia di un dio minore ma che diventa, una notte di stelle nel segno del D10S. Al Maradona, si gioca una finale e le finali si vincono o di perdono.Arrivare, alla fine dei tempi regolamentari, in parità, sarebbe una iattura, per l’ulteriore dispendio di energie fisiche e mentali che, poi, faticheresti a recuperare per domenica.
Provare a vincerla senza paura con la qualità e assecondando il potenziale di Osimhen. A Barcellona, più volte Victor ha tagliato come il burro la squadra avversaria, bruciando tutti: avversari e compagni. Non solo la velocità supersonica ma anche l’eccessiva distanza tra i reparti, il Napoli non dovrà farsi schiacciare troppo e accompagnare l’azione.
Cape toste, gambe forti e coraggio per una partita vetrina che tutti vogliono giocare