Il Napoli e i suoi tifosi non sono molto amati nel campionato italiano. Il perché non si è mai capito. Ogni domenica, dagli spalti, si cantano cori contro un popolo e si canta “Vesuvio lavali col fuoco”. No, questo non è uno sfotò ma un vero e proprio inno alla violenza, si chiede la morte di persone, migliaia di persone. E allora i napoletani se da prima rispondevano con scontri adesso hanno imparato a non farci caso, tanto ormai è diventata una cantilena continua. Anche stancante da sentire. I tifosi azzurri hanno scelto la linea dell’intelligenza: “Siamo figli del Vesuvio…Forse un giorno esploderà…Quando un giorno morirò da lassù ti guarderò”. Una sorta di: tu vuoi il mio male, bene ma l’amore per la mia squadra non morirà mai.
Però quando succede in stadi gemellati, c’è chi risponde a questi cori, difendo i propri fratelli. Di gemellaggi ce ne sono tanti e in Serie A il Napoli è gemellato con il Genoa. C’è un nuovo gemellaggio però che negli ultimi tempi cresce sempre più: quello col Celtic.
Come nasce il gemellaggio col Celtic? Durante la gara tra Celtic ed Inter dal settore ospiti occupato dai tifosi interisti, è partito il solito coro inneggiante ad una eruzione del Vesuvio. Gli scozzesi, dopo aver capito cosa significasse quel coro, in modo del tutto spontaneo hanno intonato “Come on Naples”. I tifosi napoletani ne hanno apprezzato il gesto e da subito è nato il gemellaggio, ufficializzato con le bandiere di entrambe le squadre sventolate poco dopo.
Celtic-Napoli, così lontane ma così vicine. Ciò che le accomuna è l’ostilità che riscontrano nei rispettivi campionati, dalla rabbia che provano quando si canta contro un popolo. L’amicizia tra le due tifoserie continua sui social, dove ogni qualvolta che c’è una gara ci si scambiano messaggi. In particolar modo, su facebook c’è una pagina “I am a Celtic supporter” che dispensa messaggi di fratellanza vicinanza verso i partenopei.
Un gemellaggio nato per caso, per difendere un popolo straniero. Perché il volere la morte altrui inneggia solo alla violenza.