Mancano, ormai, solo due giorni alla sfida tra Napoli e Barcellona e i riflettori sono tutti puntati su Lionel Messi.
Il numero dieci blaugrana scenderà in campo, per la prima volta in carriera, San Paolo, lo stadio in cui, con ogni probabilità, Diego Armando Maradona ha fatto vedere il meglio di sé. E il confronto con il Pibe de Oro accompagna Leo praticamente da sempre, vista la precocità con cui ha messo in mostra il suo immenso bagaglio tecnico.
Si sa, in Argentina in tanti erano stati etichettati come “nuovo Maradona”, “erede di Maradona”, ma l’unico mostratosi all’altezza delle aspettative è stato il fuoriclasse di Rosario. Che, forse, le aspettative le ha superate abbondantemente.
Dopo aver iniziato a dare spettacolo, giovanissimo, con la maglia del Newell’s Old Boys, il Barcellona decide di affondare il colpo. Pur di non lasciarselo sfuggire, il ds Carles Rexach gli fa firmare il contratto su un tovagliolo di carta. Inoltre, il club blaugrana decide di farsi carico delle spese mediche per il ragazzo, affetto da una forma di ipopituitarismo.
Archiviata la trafila delle giovanili, Messi fa il suo esordio in prima squadra il 16 ottobre del 2004, in un derby contro l’Espanyol, diventando il calciatore più giovane a esordire in Liga. Il 1 maggio 2005 diventa anche il più giovane calciatore del Barcellona a segnare un gol in una gara di campionato, a 17 anni, 10 mesi e 7 giorni. Entrambi questi record di precocità saranno battuti dal suo ex compagno Bojan Krkic.
Ma è nella stagione 2006/2007 che Leo inizia a far intravedere qualcosa di “maradoniano”: è il 18 aprile 2007 quando, in una semifinale di Copa del Rey contro il Getafe, segna una rete spaventosamente simile a quella realizzata da Diego ai Mondiali dell’86 contro l’Inghilterra, conosciuta anche come il gol del secolo.
E come se non bastasse, neanche due mesi più tardi, il 9 giugno, contro l’Espanyol, segna un gol con la mano, sulla falsariga della celebre Mano de Dios di Maradona. Il rendimento di Messi cresce a vista d’occhio, prima della definitiva esplosione nella stagione 2008/2009, caratterizzata dal triplete del Barcellona, che si aggiudica campionato, coppa nazionale e Champions League. Per Messi, che verrà insignito a fine anno del suo primo Pallone d’Oro, si tratta della seconda affermazione nella massima competizione continentale per club (dopo quella nel 2005/2006), la prima da assoluto protagonista.
Leo diviene il perno del meraviglioso Barcellona di Guardiola, una macchina perfetta che verrà annoverata, in eterno, tra le migliori squadre di sempre e si aggiudica altre tre edizioni consecutive del Pallone d’Oro (unico calciatore nella storia a vincerne 4 di fila) e nel 2012 fissa il primato di marcature complessive in un intero anno solare, segnando in totale 91 gol tra Barcellona e Nazionale argentina.
Messi continua a macinare record e nel 2015 vince la sua quarta Champions League, e si aggiudica per altre due volte (2015 e 2019) il Pallone d’Oro: al momento, è il calciatore ad averne vinti di più, avendo staccato il suo eterno rivale Cristiano Ronaldo, fermo a quota 5. Ma è la Nazionale ad aver dato a Leo le maggiori delusioni della sua carriera.
La Pulce, infatti, non è mai riuscito nell’impresa di condurre la Seleccion alla conquista di un trofeo importante, pur essendoci andato vicino diverse volte: basti pensare alle finali di Copa America perse, rispettivamente, contro il Brasile nel 2007 e contro il Cile nel 2015 e nel 2016, nell’edizione del centenario. Ma il cruccio più grande resterà, probabilmente, il Mondiale del 2014, nel quale Messi, insieme a Di Mario, trascinò l’Argentina verso la finale, persa, poi, ai tempi supplementari contro la Germania.
Ed è proprio questo ciò che i più critici imputano al fuoriclasse del Barcellona. Per questo lo pongono un gradino al di sotto di Maradona proprio per gli zero trofei conquistati con l’Albiceleste. Probabilmente, però, il confronto tra i due è reso impossibile da un’enormità di fattori. Innanzitutto, i due hanno giocato in epoche completamente differenti tra loro. Inoltre, diversa è anche la posizione in campo. Negli anni Leo è diventato anche un meraviglioso finalizzatore. Di gol ne ha messi a segno una enormità, molti in più rispetto al suo predecessore.
Un paragone che può risultare addirittura superfluo, come suggerito proprio da Maradona: “Io so chi è Leo, è il miglior giocatore del mondo. Cercano di mettermi contro di lui ma non possono, l’amicizia che mi lega a lui è più grande di tutto quello che possono scrivere”.
Intanto, il Napoli sarà la sesta squadra italiana affrontata da Messi nel corso della sua carriera, dopo Juventus, Milan, Roma, Inter ed Udinese. Tra queste cinque, il suo bersaglio preferito sono sicuramente i rossoneri. Al Milan ha segnato 8 gol in altrettante sfide, mentre bianconeri e giallorossi ne hanno subiti due a testa. Toccherà a Gattuso e i suoi ragazzi cercare di arginare il talento dell’argentino, per cercare un’impresa sulla carta difficilissima, ma di certo non impossibile.