Ci divide, da sempre, un profondo odio sportivo. Napoli e Bergamo. Napoletani e bergamaschi. Due popoli diversi, due culture diverse, due mondi diversi, due ideologie di vita diverse. Il Calcio Napoli che splende
del suo color azzurro cielo, l’Atalanta che sfoggia il suo zebrato nero-azzurro. Ma anche cromaticamente il loro azzurro non è il nostro. Due tonalità diverse che seppur appartenenti alla stessa scala cromatica, sembrano stridere se accostati. Un’antipatia sportiva reciproca così radicata da rendere gli scontri tra Napoli e Atalanta sempre interessanti, vivi, attesi. I partenopei, a Napoli, hanno sempre “mosso” migliaia di spettatori pronti a spingere la propria squadra del cuore alla vittoria contro l'”odiata” avversaria. I bergamaschi, nel loro fortino, hanno sempre fatto altrettanto. Due stadi come due arene. Due campi di gioco come due campi da battaglia. Gli uni contro gli altri vogliosi di prevalere, spinti da una forza di volontà più grande di quella provata comunemente. Una rivalità sportiva radicata da anni, ereditata da generazione in generazione. Dalla stagione 1936/37, annata in cui gli orobici raggiunsero i partenopei in serie A, Napoli sportiva e Bergamo sportiva, eccezion fatta per annate non disputate nella massima serie, danno vita a scontri sempre appassionati ed appassionanti. Napoli e Bergamo sembrano così estranee ma forse non tutti lo sanno che napoletani e bergamaschi così estranei non lo sono. “Partenopeo” è un personaggio della mitologia greca figlio di Atalanta dea della velocità, abile cacciatrice ma soprattutto incostante nei propositi. Ovviamente ci si augura che il primo proposito a saltare sia quello di far punti domenica prossima allo stadio San Paolo.