Una comparazione tra due formazioni simili nella forma, meno nella sostanza.
Il modulo è lo stesso, ma Milan e Napoli interpretano il proprio 4-3-3 in due modi diversi. Il Montella visto in questa prima parte di stagione sembra essersi affrancato dall’ossessione del bel gioco: è un Milan parecchio distante da quella “sua” Fiorentina, che per tre anni si è espressa su livelli spettacolari. Sarri, invece, che alleni l’Empoli o il Napoli, non si sposta d’un centimetro dalla propria filosofia: il calcio conservativo e speculativo l’annoia.
In comune hanno la conoscenza della giusta occupazione del campo, che non è eccessivamente dominante, ma comunque diligente. Più o meno “belle” che siano, Milan e Napoli si mostrano dunque ordinate, “educate” nello svolgimento dei compiti tattici: i rossoneri con pragmatismo, gli azzurri sfiorando il narcisismo. In ogni caso, le interpretazioni dei ruoli e delle fasi di gioco sono coordinate, studiate, volute. Queste le impronte date dagli allenatori.
Il resto del cammino lo tracciano le giocate. “Velenose” per il Milan, con un ‘puntero’ come Bacca, perfetto opportunista delle varie situazioni innescate da Suso e Bonaventura. Proprio questi ultimi due accendono, infatti, il più delle volte la luce: il primo è un raggio di geniale maestria, l’altro lo si nota per maggiore sagacia. A contenerli un centrocampo folto e muscolare, che dovrà arginare un “mulino” come quello del Napoli. E lì infatti che la squadra di Sarri macina calcio e produce una fitta ragnatela di passaggi fino a trovare il varco giusto per scatenare le tre (piccole) bocche di fuoco.
In difesa, entrambe lamentano qualche defezione: Romagnoli e De Sciglio da una parte, Koulibaly e Ghoulam (su tutti) dall’altra. In generale, però, si riconoscono in una stessa caratteristica: oltre alla solidità, non manca la personalità, visto e considerato che i due centrali sono i primi ad impostare la manovra. Nel Napoli, forse, si comincia qualche metro prima, con la qualità nei piedi di Reina che fa invidia ai migliori portieri al mondo. Anche ad uno che un top lo diventerà, come Donnarumma, un predestinato.