Lavorare, lavorare, lavorare. Questo è il motto di Maurizio Sarri, la filosofia che gli ha permesso di arrivare dov’è adesso. Lavorare duro, proprio come suo padre, operaio che ha lavorato anche a Napoli, precisamente a Bagnoli.
Ed è proprio lì che, il 10 gennaio 1959, nasce Maurizio Sarri, che proprio per questo fin da piccolo coltiva una grande passione per la squadra azzurra.
Ma a Napoli è solo di passaggio, visto che poi crescerà in Toscana, terra d’origine dei genitori. In gioventù si dividerà tra il calcio (prima come calciatore e poi come allenatore) e la banca, visto che diviene dirigente per la Montepaschi.
Ma nel 1999 arriva la decisione di abbandonare l’ambito bancario, per dedicarsi completamente alla panchina. Tanta, tantissima gavetta tra Serie D e Serie C, ma nel 2012 la svolta: l’Empoli.
Nelle prime partite la squadra stenta, i risultati non arrivano e dopo 9 giornate i toscani sono ultimi con soli 4 punti. Poi parte una rimonta clamorosa, che li porterà a chiudere al quarto posto, valevole per i playoff.
L’Empoli elimina il Novara in semifinale, ma la corsa si interrompe sul più bello, in finale contro il Livorno, che viene così promosso in Serie A. Ma sono state poste le basi per fare qualcosa di importante. E infatti nella stagione successiva, i toscani arrivano secondi, e conquistano la promozione diretta in massima serie.
Anche in Serie A gli azzurri stupiscono, grazie a un gioco divertente che riesce a mettere in difficoltà chiunque, pure le grandi: i toscani battono la Lazio, pareggiano all’Olimpico con la Roma e a San Siro col Milan, vincono in casa con il Napoli. Risultato: 42 punti e salvezza.
E poi la chiamata di De Laurentiis, che lo vuole per sostituire Benitez. Torna così a Napoli, dov’è nato, per allenare la squadra per cui tifa sin da piccolo. Le difficoltà all’inizio sono parecchie, e le critiche non tardano ad arrivare, su tutte quelle di Maradona, che lo ritiene inadatto a sedere sulla panchina azzurra.
Ma con tanta umiltà, Sarri abbandona il “suo” 4-3-1-2, e passa al 4-3-3. Mossa azzeccatissima. Gli azzurri ingranano e non si fermano più, laureandosi campioni d’inverno al termine del girone d’andata, proprio nel giorno del suo compleanno.
Un lavoratore, un uomo umile, che non ama stare sotto la luce dei riflettori. Odia i social, a differenza di tanti colleghi, e ha una cura maniacale per gli schemi e i movimenti dei suoi giocatori, tanto da usare un drone in allenamento.
Amante della lettura (Bukowski è il suo preferito), non è mai stato un calciatore professionista, come un altro illustre collega, Zdenek Zeman, con il quale condivide anche il vizio del fumo. Ora si gode il primo posto, ma non parlategli di scudetto, è scaramantico…Questo è Maurizio Sarri, l’antidivo.