Nell’edizione odierna ‘La Repubblica’, ha riportato le parole di Maria Cristina Zoppo, componente effettiva del collegio sindacale riguardo l’inchiesta Prima.
«Era un momento teso, c’era fretta», dice Maria Cristina Zoppo, componente effettiva del collegio sindacale, ripercorrendo davanti ai pm di Torino, che indagano sui conti della Juventus, le giornate del 24 e del 28 novembre dell’anno scorso, in cui in pochi giorni si è sgretolata l’era Agnelli.
Si parla del progetto di bilancio, senza seguire la linea di Deloitte: «In vent’anni di lavoro non ho mai visto una quotata che non recepisce i rilievi di una società di revisione. Forse perché, è una mia conclusione, avrebbe potuto sgonfiare tutta la linea difensiva in sede penale», spiega Zoppo. Le accuse di Consob e procura incombono anche negli incontri dei cda: era in corso «la tempesta perfetta».
Il pool di legali era ormai presente a ogni riunione: «Non mi è mai capitato che gli avvocati avessero un peso così significativo».
Il consiglio del 24 è durato molto, ma «alla fine non si decide nulla». Il 25 la consigliera indipendente Daniela Marilungo la chiama piangendo: «Ho dato le dimissioni». E le manda una lettera di accompagnamento perché venga letta in apertura del consiglio successivo, il 28. «Lo faremo dopo», chiosa l’allora presidente Andrea Agnelli. La posizione di Marilungo non viene esternata. Il collegio sindacale chiede di rivedere il progetto di bilancio e per tutta risposta
«tolgono l’audio, non il video» dal collegamento online per 50 minuti. Come estromessi dal consiglio? «Eh». La pausa serve per delle «valutazioni» degli avvocati e per tradurre dei passaggi. «Dopo un quarto d’ora chiedo: “Presidente, quanto ci mettete a fare la traduzione di due pagine?”. Poi si ricollegano e iniziano a farci delle domande, per metterci in cattiva luce. È stata una mitragliatrice». Riferisce che anche il collega Alessandro Forte «era in forte difficoltà». Non c’era il presidente del collegio sindacale, Roberto Spada.
Zoppo e Forte si sono poi dimessi il 5 gennaio. «Non sono una che lascia ma ero sfinita psicologicamente e personalmente». Questi i motivi personali. Poi ci sono quelli professionali: «Non riuscivo a capire perché ci si volesse incanalare in un processo di valutazione di poste di bilancio poco condivisibile».