“Napoli una scelta di vita”. Una frase che nel mondo del calcio moderno stona come un concerto lirico in una discoteca.
Eppure, quello lanciato da Marek Hamsik al popolo partenopeo, attraverso le pagine del Corriere dello Sport, è un vero è proprio anacronistico messaggio d’amore:
“Napoli a vita” – esordisce lo slovacco – In questa città sono arrivato molto giovane e da allora sono cresciuto molto. Ho fatto la mia scelta. Sono felice per le coppe che da capitano ho alzato al cielo, ma, in questa piazza, voglio vincere lo scudetto”
Quando scadrà il contratto avrò 31 anni: io con la testa sto qui, non altrove. Lavoro per migliorarmi e crescere con la squadra, che in dieci anni è passato dal nulla a tre trofei. Conosco la storia del club e voglio farne sempre più parte. Dovessi indicare un altro traguardo sarei orgoglioso di toccare i cento gol con questa maglia, sarebbe un’enormità e darebbe ulteriore lustro alla mia scelta di vita.
Sul modulo di gioco di Benitez
“Il sistema è questo, 4-2-3-1, sono io che devo essere sempre più idoneo ai movimenti richiesti. A Doha mi sono piaciuto tanto e in genere sono molto critico con me stesso. Una bella serata, una prestazione, la mia, che mi ha soddisfatto.
Sulla gara di Doha
La Juventus è la squadra da battere, la rivale che maggiormente infiamma la gente. E’ stata dura giocare senza i nostri tifosi, loro fanno la differenza. Fischi? Ho dimenticato un secondo dopo, si gioca ogni tre giorni e questo ti da la possibilità di riscattarti subito: l’Hamsik della finale di Supercoppa è andato bene”. L’undici gennaio ci sarà di nuovo la Juve: “Quella con la Juve è una partita speciale per tanti motivi. Perché loro sono i più forti, perché ci sono ragioni che appartengono al passato, perché battere i migliori da una gioia maggiore. A livello personale perché spesso riesco a fargli gol, forse sono gli avversari a cui ho segnato di più”.
Su Gerrard e Lampard
“Sono due bandiere di Liverpool e Chelsea. Poi arrivano momenti della vita in cui bisogna cambiare.
Sul suo futuro
Io sono qui da otto anni, ci sono arrivato che ero poco più che un bambino, ora ho due figli e ribadisco che fino al 2018 sono legato al Napoli”.
Rimpianti, obiettivi e curiosità
“Il rimpianto che abbiamo è di aver perso troppi punti contro le ‘provinciali’, a quest’ora avremmo potuto essere lì a lottare per lo Scudetto. La qualificazione in Champions puntiamo a riconquistarla, perché penso quella sia la nostra dimensione o perlomeno è un’aspirazione legittima. Quest’anno è stato davvero difficile buttare giù il boccone amarissimo dell’eliminazione di Bilbao, ma ce ne siamo fatti una ragione.
Altro rammarico, la stagione del 2011: è stato bello però accarezzare il sogno scudetto, ci abbiamo provato.
Lavezzi?
Quando lo rivedrò lo abbraccerò. Il più forte del mondo in questo momento è Cristiano Ronaldo. Cosa farò dopo il ritiro? Tornerò in Patria e farò l’allenatore: ho imparato talmente tanto in Italia, soprattutto di tattica, che voglio mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti. Ma prima di tutto ciò voglio i cento gol ed ovviamente, lo Scudetto”.