L’ex calciatore del Napoli, Dario Marcolin, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni del Corriere dello Sport ed ha parlato del padre scomparso a causa del Coronavirus.
“Prima un po’ di febbre. Era un soggetto a rischio e non solo perché aveva 75 anni. Pesava centocinquanta chili, era un omone di oltre un metro e ottanta e soffriva di ipertensione. Il virus ha trovato terreno fertilissimo. Nei primi giorni quelli dell’ospedale ci avevano suggerito di monitorarne le condizioni a casa. Al quarto giorno di febbre, 39 e mezzo, 40, mio fratello, che lavora nella cosmetica, si è fatto dare dalla socia la macchinetta che misura la saturazione dell’ossigeno nel sangue. Il valore minimo è 92, mio padre aveva 78. Quando l’abbiamo comunicato all’ospedale, sono andati a prenderlo immediatamente.
Lo sentivamo con una certa frequenza, si toglieva la mascherina di Venturi, quella per l’ossigenazione e ci parlava. Pian piano le telefonate si sono diradate e accorciate. Gli ultimi due giorni non ha più risposto, era sensibilmente peggiorato. Chiamavamo il reparto e le risposte erano ‘è stabile’, ‘non bene’ e infine ‘non è cosciente’. Una discesa inarrestabile. Quando abbiamo chiesto se fosse questione di ore o di giorni, ci hanno detto ‘di ore’.
Eravamo preparati al peggio. Ma il peggio non è mai come te lo immagini. Io ero andato a trovarlo a casa a inizio febbraio, non avrò nemmeno la possibilità di dargli un bacio sulla fronte. Nelle nostre stesse condizioni si trovano tutti quelli che hanno perso qualcuno che amavamo. Non incolpo nessuno, non è una situazione normale quella che stiamo vivendo. E Gianca era così solare.”