Diego Armando Maradona, il più grande giocatore della storia del calcio, ha parlato ai microfoni di France Football.
“Ho ricevuto tante botte, sul campo e nella vita. Mi hanno attaccato da tutte le parti, hanno coinvolto anche la mia famiglia. Non mi hanno fatto alcun regalo. Ma, a parte tutto, e penso a tutte le guerre e i bambini che muoiono nel mondo, mi sento un privilegiato.
Dopo aver guidato la Nazionale nella Coppa del Mondo del 2010, ho dovuto continuare a svolgere la mia professione in altri Paesi, perché Julio Grondona (l’allora presidente federale, ndr) non mi voleva più. Ho trascorso tanti anni all’estero ma ho sempre desiderato tornare a casa mia. Quando penso alle prime partite, sono estremamente soddisfatto di quello che sono riuscito a realizzare. Ho la sensazione di aver dato gioia e piacere alla gente che mi guardava allo stadio o in tv. Sono orgoglioso di aver fatto ciò con un pallone. È la cosa che mi rende più fiero.
Sono partito per l’Europa con l’idea di confrontarmi con il calcio migliore. All’epoca non era facile per noi sudamericani, ma ho preso questo rischio. Sono partito da lontano e sono stato sempre me stesso.
Il Marsiglia? Me la ricordo bene. Volevano raddoppiarmi lo stipendio. Ferlaino mi disse che, qualora avessimo vinto la Coppa UEFA, mi avrebbe lasciato partire. Bernard Tapia e Michel Hidalgo vennero in Italia per discutere i dettagli del contratto e ci vedemmo a Milano. Quando tornai a Napoli, ringraziai Ferlaino per gli anni splendidi vissuti lì e gli dissi che me ne sarei andato. Cominciò a fare l’idiota, come se non capisse quello che gli stavo comunicando, e fece marcia indietro. Fine della storia.
Un regalo per i 60 anni? Sogno di segnare un altro gol all’Inghilterra, stavolta con la mano destra.
Il pallone d’oro è stato sicuramente un riconoscimento importante. Prima, noi sudamericani non potevamo vincerlo. Ne avrei vinto di certo più di uno, una tonnellata! Ho avuto l’onore di riceverlo dopo e mi ha reso felice.
Oggi Messi e Cristiano Ronaldo sono un gradino sopra tutti gli altri, non vedo nessuno che si possa avvicinare a quello che hanno fatto, nessuno farà la metà di quello che sono riusciti a realizzare. Mbappe? È un giocatore fantastico, ma è ancora un ragazzino! Per crescere è necessario che giochi ancora, che disputi tante competizioni. Deve fare soprattutto attenzione ai difensori che vorranno massacrargli la caviglia. Ne so qualcosa (riferimento al tackle di Andoni Goikoetxea durante una sfida tra Barcellona e Athletic Bilbao nel 1983, che gli costò una frattura, ndr).
I migliori di sempre? Ci sono tanti calciatori spettacolari che non ho avuto la fortuna di veder giocare. In Argentina c’è stato un portiere incredibile, Amadeo Carrizo. Tutti lo descrivono come un fenomeno. Poi Beckenbauer, che giocava ancora quando ho cominciato la mia carriera ma che non ho mai potuto incrociare. Ho affrontato Fillol, Perfumo e Tarantini, giocatori oggi dimenticati ma che sono stati rivali difficili da affrontare. A centrocampo scelgo Xavi e Modric, davanti metto Messi e Ronaldo senza dubbio.
Sono onorato quando i grandi giocatori parlano di me con così tanto amore. Ho avuto eccellenti rapporti con tutti i giocatori che ho incontrato nella mia carriera. Esiste un immenso rispetto reciproco”.