L’annosa battaglia legale tra le parti non vede ancora la fine. La famosa vicenda giudiziaria, che nasce alla fine degli anni ’80, vede coinvolti Maradona e altri calciatori, tra cui Careca e Alemao, e il Napoli calcio. Se però per gli altri protagonisti la vicenda si chiude in maniera favorevole, per il campione argentino nel 2005 arriva la condanna a pagare al fisco, tra tasse e interessi maturati, circa 40 milioni di euro. A seguito della sentenza, il fuoriclasse ha sempre ribadito negli anni la sua innocenza.
Il nuovo capitolo di questa vicenda è però al di fuori dell’aula di un giudice tributario: il pibe de oro è stato rinviato a giudizio dal Gup di Roma, insieme al suo avvocato Angelo Pisani, per aver diffamato Equitalia. Le dichiarazioni contestate dal pm Nicola Maiorano, risalgono al periodo tra maggio e giugno 2012, durante il quale il campione argentino ha reso “una serie di dichiarazioni, tra interventi pubblici e interviste a organi di informazioni, in cui si affermava ripetutamente di essere vittima di una strumentale persecuzione da parte di Equitalia sulla base di documentazione falsa e si procedure irregolari che lo avevano portato vicino a gesti irreparabili, come accaduto ad altre persone”.
Equitalia si costituirà parte civile. Le prime dichiarazioni degli avvocati Pisani e Damiano De Rosa, difensori degli imputati, sono state: “Il giudice non ha voluto tener conto delle nostre istanze sulla competenza territoriale. Il giudice naturale è quello dove viene stampato il giornale su cui è presente l’intervista. In questo caso Cassino. Abbiamo depositato al giudice la sentenza della Commissione tributaria che scagiona completamente Maradona dalle sue pendenze e quindi le sue dichiarazioni, seppur aspre nei toni, rientrano in un alveo di legittimità”.
Il processo inizierà il 19 Luglio 2016 a Roma.
Articolo di Massimo Porzio