L’ex tecnico dell’Inter ha rilasciato un’intervista al “Corriere dello Sport – STADIO”. Questi alcuni stralci:
“Non è facile star fermo, anche se per propria scelta, per uno che lavora tutti i giorni da sempre. I primi mesi sono belli, perché uno si riposa e ritrova il tempo. Dopo chiaramente il lavoro quotidiano manca. Però poi arriva. Se aspetto la fine del campionato? sì.
Italia o estero? Vediamo quello che accadrà e cosa potrà arrivare di buono, per continuare a vincere. Romanticamente mi piacerebbe allenare la Nazionale. Per tanti motivi.
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L’ultima esperienza nell’Inter? La prima era stata molto bella, salvo la conclusione. Ma quelle conclusioni sono tutte, come negli amori, spiacevoli. Invece questa seconda è stata un po’ più travagliata. In un anno e mezzo abbiamo costruito una buona squadra e poi ci siamo lasciati, perché secondo me non c’erano più le condizioni giuste per lavorare bene e per lavorare insieme. Poi quando si è in un momento di cambiamento, quando cambia il proprietario del club, arrivano proprietari da un altro continente che non sanno tanto di calcio italiano, diventa un po’ difficile lavorare e far capire che con poco quest’anno l’Inter poteva lottare per il vertice.
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ll migliore allenatore? Io, in fondo, non ho conosciuto tanti allenatori, perché ho avuto per molti anni Boskov e Eriksson. Credo che loro due siano stati gli allenatori dai quali ho appreso di più. Erano due tecnici di epoche diverse, con giochi e schemi tattici totalmente diversi. Boskov era un allenatore più tradizionale e Eriksson era uno degli allenatori del cambiamento, del gioco a zona.
Il gol più bello che ho fatto da calciatore e quello a cui sono più affezionato? Io sono affezionato a due gol. Quello di tacco a Parma e un gol al volo a Napoli quando con la Samp vincemmo lo scudetto. Vincemmo 4 a 1 contro il Napoli di Maradona”.
Per l’intervista completa rimandiamo all’edizione odierna del “Corriere dello Sport – STADIO”.
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