Editoriale

Ma dove sono finiti i malati? Ormai si parla di tutto tranne che del decorso attuale della malattia

Coronavirus Italia svizzera

Ma dove sono finiti i malati? Ormai si parla di tutto tranne che del decorso attuale della malattia.

Un dato 84% dei contagiati in isolamento casalingo con pochi o nessun sintomo. Questa piccola nota a margine del bollettino quotidiano della protezione civile sintetizza una notizia clamorosa che meriterebbe ben più spazio.

Invece solo ora comincia a farsi largo ( a fatica) nelle pieghe dell’informazione. Delle ultime ore il dato scientifico. A Brescia è stata isolata una variante molto meno aggressiva del virus.

Per ora tanta prudenza ma qualcosa si muove.
La percezione empirica che il virus avesse perso di aggressività c’era già da un bel po’.
L’avevano avuta( come sempre in questa pandemia) i medici ospedalieri che da mesi si confrontano realmente con l’epidemia.

Per trasformarsi da dato empirico a dato scientifico, c’è bisogno che la scienza si pronunci e passerà del tempo prima che qualcuno dichiari ufficialmente che il virus ha perso l’iniziale aggressività.
Come poi fanno tutti i virus da quando esiste l’umanità sulla terra.

Ora, sperando che la natura stia facendo liberamente il proprio corso, bisogna capire quanto liberamente si potranno pronunciare gli esperti.

La differenza che deve essere ben chiara a tutti è che se il virus si è sgonfiato il dato che va tenuto d’occhio non è più quello dei positivi ma, piuttosto, dei ricoverati per complicanze.
Le famigerate curve epidemiologiche andrebbero costruite su altre coordinate e il monitoraggio dovrebbe riguardare, appunto, i ricoveri e non i positivi.
Una rivoluzione, insomma proprio all’apice della ricerca per il vaccino per la quale sono stati stanziati miliardi e, nel piccolo italiano, alla vigilia della presentazione ufficiale dell’APP Immuni.
Una montagna di soldi e di interessi contrastanti che hanno la necessità di fondarsi sull’incertezza, sulla paura e sull’ansia diffusa.
Restano saldi gli avamposti presidiati dai medici ospedalieri che conoscono meglio
di epidemiologhi e virologi l’andamento della malattia e continuano a rappresentare la migliore e più libera fonte di notizie e informazioni.

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