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Ma di chi è lo Stadio San Paolo?


 Da casa dei tifosi napoletani a pietra dello scandalo. Il ventre roseo e e sgarrupato dell’impianto di Fuorigrotta, come la balena di Pinocchio, nasconde il segreto di pulcinella. Ma di chi è questo Stadio? Giuridicamente appartiene al Comune di Napoli, di fatto è il palcoscenico sul quale si esibisce la SSCN, teoricamente sarebbe la casa dei tifosi napoletani. Oggi è oggetto di una querelle infinita tra il Sindaco De Magistris e il Presidente De Laurentiis che litigano, imprecano, si riappacificano  e poi se cantano di tutti i colori  come nelle migliori sceneggiate. Così passano i giorni, i mesi, gli anni e il malato peggiora sempre di più, ormai agonizzante, assiste muto e inerme alle polemiche sterili e caciarone. Se potesse parlare quante ne avrebbe da dire ma la voce si strozza in gola, ricorda tutto di questi 56 anni, imprese epiche e umiliazioni, campioni veri e schiappe, però l’orgoglio di essere stato il Tempio, sui cui altari è stato celebrato il dio del Calcio, nessuno potrà mai cancellarlo. L’odore del l’erba appena tagliata, le giornate di sole quando le partite si giocavano di pomeriggio e quelle di pioggia fredda e battente che inzuppa tutto. Frittate di maccheroni e fiaschi di vino, in un tempo in cui allo stadio si banchettava, quando i coltelli venivano usati per affettare il pane e prima che le bottigliette d’acqua diventassero armi ‘ pericolosissime’. Ma chi, proprio, non dimenticherà mai sono i milioni di persone,uomini, donne e bambini che gli hanno fatto compagnia in questi decenni. Li conosce uno ad uno, volti, storie, gioie e dolori, li ha amati tutti, gli irriducibili e gli occasionali, i buoni e i cattivi, come un papà  che accoglie e perdona e che sente tanta nostalgia quando è lasciato solo nelle soste del campionato e nella lunga interminabile pausa estiva. Ricorda anche il restyling, mal riuscito, per i mondiali del ’90. Ricorda il prato trasformato in un campo di patate, di qualche anno fa, e ricorda bene e con orgoglio lo splendore del terreno di gioco dell’ultima stagione. Un piacere guardarlo e andarne giustamente e vezzosamente fieri ‘Il miglior prato d’Italia’ “Tie’! Sarò pure vecchio e sgarrupato ma me la gioco comunque”. Fino a questi ultimi giorni di lenta e dolorosa agonia, durante i quali i due medici litigano intorno al suo capezzale, su chi debba somministrare la cura per poi prendersi il merito della guarigione. Intanto i figli del San Paolo aspettano trepidanti e speranzosi, il legame che li unisce non potrà mai essere spezzato e quelle vecchie mura resteranno sempre la casa del padre, alla quale, prima o poi, tutti ritornano.

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