Le parole sono di quelle che non si prestano ad equivoci.
“Il mio ruolo? Mi sto adattando e mi sacrifico per la squadra”. Così si è espresso Lorenzo Insigne, dopo aver abbandonato, ingenuamente, il politichese comunemente adottato.
Lo scenario è chiaro. Al talento napoletano, il ruolo ricoperto in campo da quando a Napoli è arrivato Rafa Benitez, non è mai piaciuto. Le strade di partenza erano opposte, dal un lato l’attaccante Insigne, dall’altro il “maestro” Benitez. Posizioni divergenti, visioni opposte. Da un lato Lorenzo che palesava le sue difficoltà, il fatto arrivasse sotto porta poco lucido e che pagasse il caro prezzo di veder diminuire corposamente la quantità di reti realizzate; dall’altro, un Rafa Benitez che cercava di far capire a Lorenzo che un calciatore per essere completo dovesse saper fare tutto, non solo segnare.
Il dialogo, poi, ha avvicinato i due. Lorenzo ha accettato i consigli del pluri-titolato maestro, Benitez lo ha ripagato consegnandogli spessissimo la maglia da titolare. Medicina ideale? Non proprio. Il momento di completa maturazione in tal senso non sembra essere ancora arrivato. La scarsa vena realizzativa palesata, pesa ancora tanto sulla psiche di Insigne. Il pianto che ha seguito il gol siglato contro il Torino, ne è la dimostrazione.
Le convinzioni sono diverse, gli intenti comuni. Il tifoso sostiene le idee tattiche di un maestro come Rafa Benitez, ma desidera anche tornare a vedere in campo le magie di un piccolo folletto che ha dispensato delizie su tutti i campi di serie B con la maglia del Pescara.