Un cataclisma sportivo si è abbattuto sull’Italia calcistica.
Il conto dei danni e delle vittime si potrà fare solo nei prossimi giorni o, addirittura, mesi.
Come spesso accade anche nei disastri naturali (quelli veramente tragici) c’è una gran parte di responsabilità dell’uomo che non ha saputo prevenire né curare.
In Italia molti pensano che in un modo o in un altro le cose poi si aggiusteranno ma la storia insegna che non è così.
Programmazione, efficienza e serietà pagano sempre, l’approssimazione, invece, presenta il conto.
Conto salato in termini di immagine (che è, quasi, tutto oggi) marketing e soldi, circa 100 milioni di euro quelli ufficiali, non quantificabili quelli reali.
Quando si toccano i portafogli qualcosa accade, sempre.
L’importante è non generalizzare sulle responsabilità, perché quando la colpa è di tutti, poi, di fatto, non è di nessuno.
Il sistema calcio italiano va cambiato ma nello specifico le responsabilità per la mancata qualificazione sono di Giampiero Ventura.
In Italia non si curano i vivai.
Vero ma 20 giocatori più o meno bravi, da utilizzare per andare ad un Mondiale e poi giocarselo, ci sono.
Bastava metterli in campo nel modo migliore.
In Italia non si è pensato a fare una legge seria sugli stadi?
Vero anche questo ma non segnare nemmeno un gol in due partite giocate contro la Svezia non dipende dagli impianti vecchi e cadenti.
La serie A ha offerto negli ultimi anni un campionato noioso e scontato per tante ragioni e vende a pochi spiccioli i propri diritti televisivi all’estero.
Verità indiscutibile anche questa ma la scelta di non far giocare Insigne, il miglior talento calcistico italiano, l’ha fatta il CT non i pochi soldi incassati dalla Serie A rispetto alla Liga.
Un detto antico recita:
“Si chiude una porta e si apre un portone”.
Questa potrebbe essere un’opportunità ma se invece di un portone si aprirà la botola che sta su ogni fondo, allora sarà dura venirne fuori.
Lo sport può dare il buon esempio all’intero paese dimostrando che con coraggio, volontà e determinazione l’Italietta tornerà ad essere, orgogliosamente Italia.