Editoriale

L’Italia è sul tetto d’Europa che è più di mezzo mondo, ora ha il dovere di riorganizzarsi perché in trionfo simile merita un calcio migliore

L’Italia ha vinto perché è stata la più forte, la più continua, la più equilibrata e, spesso, la più bella.

L’Italia, è una squadra di grande qualità ma, soprattutto, è stata quella che ha saputo creare un magico mix di tecnica, testa, gambe e cuore.

Mancini, Vialli e tutto il loro staff, insieme ai ragazzi, hanno creato un gruppo felice e sfacciato che ha saputo palleggiare in faccia agli avversari e soffrire quando serviva ma,soprattutto, è stata quella, con la striscia più lunga di vittorie. Nelle competizioni brevi, alcune qualità contano più di altre e anche la fortuna è una dote preziosa.

Ora il calcio italiano è sul tetto d’Europa che è più di mezzo mondo e ha il dovere di riorganizzarsi, perché ha una responsabilità ulteriore. Nelle sconfitte, ormai, non esiste FairPlay, lo hanno perso anche gli inglesi che ne hanno sempre avuto tanto ma, anche saper vincere, non è facile. I titoli e le coppe, soprattutto quelli internazionali, e vinti da una nazione, dovrebbero, dare responsabilità e dignità.

Un trionfo simile, merita un calcio esemplare e che sia modello per tutti gli altri paesi. Il sistema calcio italiano, oggi è un motore fuori giri che non può reggere una carrozzeria smagliante e avveniristica.

I club sono sommersi dai debiti, le fazioni, fanno apparire i consigli di Lega, come riunioni di signorotti medioevali, pronti a pugnalarsi alle spalle. La classe arbitrale, è travolta dagli scandali, ottusamente chiusa al mondo esterno,
con il quale ha relazioni che farebbero storcere il naso anche a Pyongyang.

Detta così, sembra utopistico che la conquista di un trofeo, seppur così prestigioso possa far cambiare il calcio nostrano ma provare a realizzare i sogni e l’unico modo per fare la storia e, gli azzurri d’Italia, lo hanno appena dimostrato. Il rischio, sarebbe nascondere tutto lo sporco, sotto l’immensa bandiera tricolore che non merita questo oltraggio.

Gli uomini di campo hanno fatto tutto il loro dovere e anche di più, ora tocca alle istituzioni calcistiche, onorarne l’impresa con un grande sforzo e non limitarsi a prendere solo, onori e meriti, che gli spettano ma di riflesso. Perché, si sa che in campo ci vanno i calciatori e gli altri si prendono buona parte della gloria.

Ora, c’è l’occasione giusta, bisogna vedere se ci sarà anche la voglia e la forza di coglierla.

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