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L’immunologo Silvestri: “Basta terrorismo, ora serve normalità”

Coronavirus Argentina

Guido Silvestri, immunologo e docente di patologia alla Emory University di Atlanta, sul suo profilo Facebook e ha parlato dell’emergenza Coronavirus.

“Abbiamo il dovere di tornare a una vita normale, mantenendo ovviamente quelle buone abitudini di igiene personale che, grazie al virus, abbiamo finalmente imparato. Non possiamo continuare a chiedere sacrifici enormi. I sacrifici ora servono solo per calmare le nostre ansie o per alleviare le paure di leader politici timidi e incompetenti, consigliati da esperti che non sono in grado di elaborare una strategia generale sul come affrontare la pandemia. Soprattutto, dobbiamo fare questa scelta di coraggiosa e consapevole di ritorno alla normalità basandoci sulla nostra arma migliore: l’ottimismo.

Vedo una riapertura perennemente sospesa a metà, in un mondo fatto di mascherine, guanti, plexiglass, distanziamento sociale. Senza più potersi stringere la mano o abbracciarsi, mentre ai bambini viene negato perfino il piacere di giocare insieme.

In questa fase della pandemia, è necessario dare una brusca sterzata lontano dallo scoglio dei disastri economici, sociali, psicologici e sanitari causati dal lockdown, anche a costo di avvicinarsi allo ‘scoglio virus’. I principi chiave che devono informarci sono il monitoraggio dei contagi, la flessibilità nel cambiare modello operativo, la coordinazione tra regioni, tra nazioni, e la preparazione a livello sociosanitario.

Perché adesso (fine maggio 2020) sappiamo molto meglio come gestire i malati; conosciamo meglio l’infezione, stiamo sviluppando vaccini promettenti, e molti ipotizzano che l’infezione si stia attenuando dal punto di vista della patogenicità.

Nel caso di una eventuale seconda ondata siamo preparati.

Mi stupisco degli esperti che spariscono quando si parla di effetti negativi sociologici del prolungato lockdown quali lo snaturamento della vita sociale, scolastica e affettiva, costellato di fallimenti, crisi depressive, suicidi, tensioni domestiche.

Noi non sappiamo cosa sarebbe successo se avessimo avuto una chiusura meno serrata, all’acqua di rose come in. Svezia, o in Florida, si tratta del classico esperimento senza controllo. Perché in Italia si guarda in modo incessante agli scenari peggiori, si parla piuttosto poco dei danni della chiusura”.

 

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