Parafrasando un noto romanzo, l’omissione della negazione “non” non ha cambiato la storia, ma il futuro.
Un ritiro pre-campionato silente. Stranamente silente. Inconsuetamente silente. Poi un palco, un moderatore dallo stile d’alta quota, una platea calorosa, la solita, commovente cornice che riscalda il “freddo” Teatro di Folgarida, ed infine un proclama: “Lotteremo per vincere lo scudetto”.
Così, Aurelio De Laurentiis.
Una promessa che lancia definitivamente i sogni dei tifosi azzurri in cima alla classifica dei desideri. Uno slancio che dissipa repentinamente perplessità resesi sempre più corpose col passare di immutati ed inconcludenti giorni di mercato.
La serenità invade l’anima dei tifosi azzurri – Il Presidente alla fine piazzerà il colpo – pensano in tanti.
Ed invece, il finale è più fitto del più intricato dei gialli. Il famigerato colpo non arriva, ma Bigon non lascia l’Ata Hotel a mani vuote. Con sè, giunge a Napoli un carico pesantissimo di scetticismo e sfiducia.
Gli effetti sono soprannaturali: docce gelate, delusione cocente.
Ed investe tutti. I tifosi, certamente. Ma col passare dei giorni e soprattutto delle giornate, quelle di campionato, anche squadra e tecnico.
Il credo viene meno e con esso l’entusiasmo. Una depressione calcistica dilagante dagli effetti devastanti: eliminazione dai preliminari di Champions League ed appena 4 punti in campionato dopo 4 giornate. La media di un punto a partita. Da brividi l’ipotesi il gol di De Guzman a Genova non fosse mai esistito. Il Napoli avrebbe fatto compagnia all’Empoli, penultimo.
Ipotesi, le nostre, ma non troppo. Un post-proclami che non ha mai convinto nessuno. La Napoli tutta, delusa e disillusa, crediamo adesso meriti di sapere almeno perchè.