La nascita di una Superlega europea, dove far giocare le principali squadre dei più importanti campionati europei, una sorta di Champions League a carattere permanente, rappresenta, ormai da molti anni, il cavallo di battaglia di Aurelio De Laurentis, lungimirante Presidente del Napoli, che ha da tempo capito la necessità di maggiori ricavi per le squadre di maggior appel del mondo del calcio.
Il problema, è, che, dati alla mano, la Superlega, esiste già ed è la Premier League, il campionato più ricco d’Europa, con, ancora, ampi margini di crescita e che, per il secondo esercizio consecutivo, ha registrato un aumento del fatturato complessivo del 3%.
Per far intendere quanto il calcio d’oltremanica non abbia concorrenza sul piano finanziario, basti pensare che i due campionati che chiudono il virtuale podio dei tornei più ricchi d’Europa, la Liga e la Bundesliga, non riescono a fatturare insieme quanto invece riesce a fare la Premier.
Tutto il movimento professionistico inglese, è retto da un giro d’affari che raggiunge i 4 miliardi di sterline. Soltanto la Premier, prendendo a modello la stagione 2015-2016, ne ha fatturati 3,3 mld. Una cifra talmente “mostruosa” da presentare perfino un avanzo di 300mila sterline rispetto al milione e mezzo fatturato in Germania e Spagna che, sebbene siano campionati in crescita, sono costrette a inseguire.
Per la seconda stagione consecutiva, dunque, la Premier registra una crescita record dopo quella dell’esercizio 2014-2015, ma è il futuro “a far venire l’acquolina in bocca” alle società. Con l’entrata in vigore del nuovo accordo dei diritti tv, infatti, il prossimo esercizio finanziario e quello del prossimo triennio sono destinati a registrare un nuovo record. Considerata la cifra di 150 milioni di pounds che verranno distribuiti a ogni singolo club, il fatturato medio delle società dovrebbe aggirarsi sui 220 milioni.
Che quello inglese sia un movimento vincente lo si capisce dalla corsa agli investimenti, che ha subito portato cinque club a intervenire nei propri impianti: prima e vera fonte di ricchezza delle squadre inglesi. Al Liverpool sono infatti in via di definizione i lavori di ampliamento della Main Stand che, grazie alla spesa di 115 milioni di sterline, offrirà 8.500 posti in più e porterà la capienza di Anfield Road a quota 55mila unità.
I progetti più interessanti sono però quelli di Chelsea e Tottenham: i Blues hanno investito 300 milioni per la ristrutturazione di Stamford Bridge; il Tottenham si è invece trasferito temporaneamente a Wembley in attesa che, grazie all’investimento di 700 milioni di sterline, il nuovo White Hart Lane apra i battenti. Cantieri in vista anche per West Ham e Bournemouth.
L’incremento dei fatturati genera, naturalmente anche un maggior monte stipendi. Con una quota di 1.8 miliardi di sterline, quelli della Premier si confermano i salari più alti d’Europa. Seguono la Serie A (986 m.) e la Liga (977 m.).
Non c’è e non ci può essere confronto, se la Premier chiama, i calciatori corrono e che non si parli di rifiuto a giocare nel Napoli, ma di sola fame di denaro.