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La solitudine dei numeri…10

O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo”. Questa la celebre frase, tratta dal film “Il cavaliere oscuro” di Christopher Nolan, rivolta da Harvey Dent (Due Facce) a Batman. Frase che sembra rispecchiare perfettamente quella che è diventata la situazione di Francesco Totti, ormai sempre più lontano dalla Roma.

È il 21 febbraio 2016 quando Luciano Spalletti caccia il capitano dal ritiro a Trigoria: il motivo è un’intervista rilasciata da Totti al Tg1, nella quale chiede maggior rispetto e chiarezza da parte dell’allenatore e soprattutto della società. Quella sera la Roma vince 5-0 contro il Palermo all’Olimpico, ma le telecamere, i cori del pubblico, sono tutti rivolti verso il capitano.

Poi Totti decide di caricarsi la squadra sulle spalle: assist per Salah contro il Bologna, gol del 3-3 a Bergamo che salva la Roma da una clamorosa sconfitta contro l’Atalanta. Il capolavoro lo firma, però, nella gara interna contro il Torino: i giallorossi, a 6 minuti dalla fine, sono sotto 2-1 e Spalletti punta su Totti per riacciuffare il risultato. Al primo pallone toccato Francesco realizza il gol del 2-2, per poi siglare, su calcio di rigore, la doppietta personale che regala i 3 punti alla Roma.

Decisivo nella grande rimonta della squadra, che per poco non acciuffa il secondo posto, e la società automaticamente decide di rinnovargli il contratto per un altro anno. Ma in questa stagione le cose non vanno come sperato dal numero 10 giallorosso.

Totti fa praticamente da comparsa, giocando solo 837 minuti tra campionato e coppe, con sole 6 apparizioni da titolare (solo una in campionato, alla quarta giornata, contro il Crotone) e 3 gol, tutti su calcio di rigore. Poi arriva l’annuncio da parte di Monchi, nuovo ds giallorosso, in conferenza stampa: le prossime quattro partite di campionato saranno le ultime per il Francesco Totti calciatore, per il quale si apriranno le porte verso un ruolo dirigenziale.

Era nell’aria, è vero, ma forse sarebbe stato meglio che fosse lo stesso Totti a dare l’annuncio. E ora il capitano è triste, malinconico e amareggiato. Soprattutto a causa dell’incertezza sul suo futuro. Ha un contratto da direttore tecnico per i prossimi sei anni, ma nessuno, neanche Pallotta, gli ha mai esposto un progetto serio per il suo post carriera. Lo stesso Monchi non ha saputo fare chiarezza sul caso, limitandosi ad affermare che spera di averlo al suo fianco per capire cos’è davvero la Roma.

Un silenzio che fa male e rende, a tutti gli effetti, ancora più doloroso l’addio di uno dei più meravigliosi interpreti che abbiano mai calcato un campo da calcio, l’ultima grande bandiera che viene definitivamente ammainata…

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