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La parabola di Mertens un girone dopo: dall’occhiataccia a Sarri all’exploit

La metamorfosi di Dries Mertens.

Che in termini realizzativi sarebbe stata la sua miglior stagione col Napoli, lo si era capito sin dalla prima giornata di campionato. E’ una calda notte di fine agosto, quando il folletto belga subentra ad Insigne per vestire i panni del pompiere che spegne l’entusiasmo di una squadra – il Pescara – appena risalita in Serie A. Ne segna due, di cui il secondo da opportunista, vero rapace d’area di rigore che non perdona l’errore all’avversario. Uno scherzo del destino, chissà.

Nel frattempo è cattivo, spavaldo e comincia a “divertirsi” come meglio non poteva: era il preludio ad un qualcosa che, all’insaputa di tutti, lo avrebbe reso ancor più grande. E l’occhiataccia rivolta a Sarri altro non era che la sintesi perfetta di un ciclone che si abbatte all’improvviso per sfogare la propria furia. In altri termini: un gesto, che lo stesso Mertens definirà sbagliato, ma significativo; un segnale che s’aspetta di diventare risposta, un “feedback”, che il tecnico non si fa mancare: dopo Pescara, di fatto gli dimostra che vale qualcosa in più di un posto, seppur lussuoso, da “dodicesimo”.

Sì, perchè da allora la bilancia dei minuti giocati tra lui e Insigne comincerà a pendere proprio dalla sua parte. Anzi, le gerarchie sono in pratica ribaltate: Mertens e i suoi sfracelli si prendono, di diritto, la copertina del nuovo Napoli, orfano di un bomber di grido. Quello, non ancora tale perchè tutto da scoprire, che ad inizio autunno si fa pure male. E adesso? Gabbiadini, unica alternativa naturale a Milik, non sfrutta la chance e quasi getta la spugna; il Napoli va in crisi e non sembrano esserci margini di manovra.

In piena bagarre, Sarri mantiene la calma e tira fuori l’asso dalla manica: Mertens falso nueve, o più correttamente centravanti atipico. Non una improvvisazione, non un adattamento, nemmeno una invenzione: tutto frutto delle prove tattiche eseguite durante la preparazione estiva. Insomma, mentre Higuain faceva le bizze, in quel di Dimaro la squadra lavorava a nuove soluzioni offensive. Della serie: “la fame fa uscire il lupo dal bosco”.

Da una sfortunata contingenza, ad un tesoro inesplorato: il passo è breve. Eppure, qualcuno aveva persino pensato di rimpiazzare il polacco con un svincolato. Macché! Il “sostituto” è quello col 14 sulle spalle, piccoletto, che ubriaca i difensori, che c’ha addosso l’etichetta dell’eterno comprimario. Si chiama Dries Mertens, la sua carriera sta svoltando e rivendica ad alta voce il ruolo di star, di re, che spodesta Il Traditore e si prende il trono. Del goal, come quella giostra che ripartirà domenica. Giro di boa e campi invertiti. Mertens è già lì, comodo, davanti a tutti: rieccoci, Pescara!

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