E’ stato uno dei calciatori più forte di tutti i tempi, deliziando per un ventennio i buongustai del calcio. Con una maglia bianca attraversata da una fascia rossa. Un pallone bianco che rotolava sul verde del campo incollato ai suoi piedi. E’ così che Hendrik Johannes Cruijff si è presentato al mondo del calcio nel 1964. Aveva appena 17 anni ma la personalità e il carisma erano già quelle del leader, le giocate quelle di un fuoriclasse destinato a vincere tre volte il “Pallone d’Oro” (1971, 1973, 1974) quando il vincitore del trofeo lo eleggeva il campo e non gli sponsor.
La maglia bianca attraversata da una fascia rossa era quella dei “lancieri” dell’Ajax di Amsterdam squadra che, prima di lanciarlo nel grande calcio, lo ha cresciuto e coccolato nelle giovanili mentre aiutava i genitori nel negozio di frutta e verdura. Prima di lasciare Amsterdam per trasferirsi a Barcellona, ha voluto ringraziare i suoi tifosi vincendo 6 campionati, 4 Coppe d’Olanda, 3 Coppe dei Campioni, 1 Supercoppa Europea e 1 Coppa Intercontinentale.
Trasferitosi a Barcellona, la sua classe ha conquistato anche i tifosi catalani facendo da apripista a grandi campioni tra i quali Maradona, l’unico che secondo tanti è stato capace di soffiare al “Pelè bianco” la vetta dei calciatori più forti di tutti i tempi. Con i balugrana ha vinto solo 1 campionato e 1 Coppa di Spagna, ma anche in Catalogna era l’idolo dei tifosi, il calciatore più amato.
Prima di abbandonare il calcio come Cristoforo Colombo ha conquistato l’America, giocando nelle squadre di Los Angeles e di Washington. Ma il richiamo del suo primo amore, l’Ajax, nel 1981 lo ha spinto a tornare in Olanda, per vincere altri due campionati e un’altra coppa nazionale. Ma ancora non sapeva che nella stagione 1983-84 avrebbe tradito il suo grande amore, con gli acerrimi rivali del Feyenoord di Rotterdam dove ha vinto ancora un campionato e una coppa d’Olanda.
Nel 1984 ha lasciato il calcio dopo aver dato spettacolo con i suoi tocchi, i suoi dribbling, le sue progressioni verso la porta per depositare indisturbato la palla in rete. Insieme alle scarpette al fatidico chiodo ha appeso il suo unico rammarico, quello di non aver vinto nulla con l’Olanda. La finale ai mondiali del 1974 persa con la Germania Ovest di Beckenbauer, è bastata però per far entrare nella storia lo spettacolo del “calcio totale” esempio, punto di partenza, del modo di giocare delle squadre vincenti di oggi.
Cruijff nel 1984 si è tolto le scarpette, ma non la tuta, perchè il fuoriclasse olandese ha voluto scrivere la storia del calcio anche da allenatore. Sulle panchine di Ajax e Barcellona, le sue due famiglie, ha vinto 1 Coppa Campioni (Barcellona), 2 Coppe delle Coppe (1 Barcellona e 1 Ajax), 1 Supercoppa Europea (Barcellona), 2 Coppe d’Olanda, 4 Liga di Spagna, 1 Coppa di Spagna e 3 Supercoppe spagnole.
Lo storico giornalista e radiocronista di “Tutto il calcio minuto per minuto” Sandro Ciotti, nel 1976 ha voluto regalare ai calciofili puri, un film-documentraio sulla vita di Cruijff dal titolo “Il profeta del gol”.
Come il Big Ben del “Portobello” di Enzo Tortora, il cuore malato di Johan Cruijff questa mattina ha detto stop, consegnando all’immortalità calcistica il quasi 69enne numero 14, numero di maglia che l’asso olandese tanto amava perchè gli ricordava l’età del suo primo campionato vinto.
Addio “Profeta del gol” e grazie per aver contribuito a farci innamorare del gioco del calcio.