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L’ essenziale modifica della Legge Melandri sui ricavi da Diritti TV

L’ESSENZIALE MODIFICA DELLA LEGGE MELANDRI

Il mondo del calcio, gioca un grande ruolo in Italia.

Nella nuova edizione del ReportCalcio, il rapporto annuale sul calcio italiano e internazionale sviluppato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione)

e PwC Italia, emerge, come dato più rilevante, che, il calcio, sia stato in grado di generare rilevanti ricadute a livello economico, fiscale e occupazionale, a beneficio del Sistema Paese.

Se si analizzano icicli economici diretti, indiretti e indotti, si stima che, grazie a questo sport, siano stati creati oltre 11,3 miliardi di euro di PIL e attivate quasi 130.000 Unità Lavorative Annue (il calcio nel nostro Paese genera € 1 ogni € 200 di PIL e sostiene un lavoratore ogni 200 occupati), con 3,3 miliardi complessivi di gettito fiscale.

Il calcio professionistico maschile (Serie A, B e LegaPro) rappresenta il settore prevalente in termini di impatto diretto e ricadute a livello indiretto e indotto, con un impatto complessivo sul PIL stimabile in oltre 5 miliardi.

E’ evidente, che la mutazione e l’evolversi dei meccanismi economici che ruotano intorno al movimento, debbano inevitabilmente produrre un adeguamento anche delle normative in particolare modo quelle legate ai proventi derivanti dalle televisoni.

Per questo, come anche dichiarato dal ministro dello sport Abodi in una sua recente intervista, è arrivato il momento di modificare la legge Melandri.che, come sappiamo, disciplina la vendita e la distribuzione dei diritti televisivi della Serie A, compresa la mutualità per le leghe inferiori.

Modificata diverse volte nel corso degli anni, la norma attualmente prevede che i diritti televisivi siano distribuiti come di seguito:

50% in parti uguali tra tutti i club;
28% in base ai risultati sportivi;
22% in base al radicamento sociale (di cui almeno il 5% del 22% legato al minutaggio dei giovani)

Una variazione su questo ultimo punto è stata apportata con un DPCM nel febbraio di questo anno, con il quale i “criteri per la determinazione dei minuti giocati dai giovani calciatori”, validi “a partire dal girone di ritorno della stagione sportiva 2023-2024”

e per cui “non si computano i minuti di recupero e sono escluse le ultime tre giornate del Campionato di Serie A dal computo delle gare valide ai fini del minutaggio”, si legge nel testo del DPCM.

“Ai fini del computo dei minuti giocati dal singolo calciatore, si tiene conto dei seguenti criteri:

per i calciatori che, nella stagione di riferimento, rientrano nella categoria Under 18 si considera il 100% dei minuti giocati;
per i calciatori che, nella stagione di riferimento, rientrano nella categoria Under 19 si considera il 90% dei minuti giocati;
per i calciatori che, nella stagione di riferimento, rientrano nella categoria Under 20 si considera l’80% dei minuti giocati;
per i calciatori che, nella stagione di riferimento, rientrano nella categoria Under 21 si considera il 70% dei minuti giocati;
per i calciatori che, nella stagione di riferimento, rientrano nelle categorie Under 22 e Under 23 si considera il 50% dei minuti giocati;
per i giovani calciatori convocati dalla Nazionale Italiana, sia Nazionale A che Under 21, nella stagione di riferimento, la quota di minuti giocati, determinata ai sensi del presente decreto, è incrementata del 30%”. 

L’1,1% della cifra complessiva dei ricavi da diritti tv per la Serie A è pari a circa 12 milioni di euro: la prima nella classifica legata al minutaggio riceverà il 10% della cifra (circa 1,2 milioni di euro euro quindi), mentre l’ultima nella graduatoria incasserà il 2% della cifra (circa 240mila euro).

Nulla però si è previsto per l’articolo 10 della Legge, che prevede  che l’assegnazione dei diritti televisivi abbia durata di tre/cinque anni.

La Serie A sarà ancora su Dazn e Sky fino al 2029. L’Assemblea della Lega Serie A infatti ha assegnato i diritti tv del massimo campionato, a partire dalla stagione 2024/25 e fino al 2028/29, a Dazn e Sky.Ai club andranno circa €900milioni l’anno.

Contando le cinque stagioni per cui sono stati assegnati i diritti tv, per i club della massima serie arriveranno dai due broadcaster 4,5 miliardi garantiti in cinque anni (dal 2024-25 e fino al 2028-29) più un eventuale miliardo in base ai livelli di share e abbonati.

Il limite temporale alla vendita è volto a preservare la concorrenza fra gli operatori, evitando abusi di posizione dominante a vantaggio dei prezzi finali degli abbonamenti per i consumatori.

Appare evidente, come più volte evidenziato dai detrattori, che tale legge, non sia più in linea con l’attuale contesto competitivo.

In particolare, la durata triennale/quinquennale non consentirebbe ai broadcaster di programmare gli investimenti e, di conseguenza, li porterebbe a offrire somme più basse alla Serie A rispetto ad altri campionati.

Negli anni sono state fatte diverse proposte volte a migliorare la ripartizione dei proventi ma non si è mai riusciti a trovare un accordo che potesse soddisfare sia i club di prima fascia che il resto del settore.

La necessità di creare un canale proprio della Lega che possa direttamente provvedere alla vendita in Italia ed all’estero del prodotto calcio,

ed al conseguente riparto dei proventi, sembrerebbe la soluzione di più facile gestione, avendo il mondo del calcio rifiutato la possibilità dell’ingresso di Fondi d’investimento

ma appare inevitabile, ormai, la necessità di doversi dare una dimensione industriale, come più volte sottolineato, anche dal Presidente Aurelio De Laurentis, sempre critico nei confronti della Legge Melandri.

 

Dott. Brando Direttore

Dottore Commercialista – Revisore dei Conti

Vice Presidente Commissione Sport ODCEC Napoli

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