Da un volto pacioccone, sorridente, gioviale, disponibile, ad un altro tirato, serioso, schivo, duro.
Le sagome facciali dell’ex allenatore del Napoli, Rafa Benitez, e di Maurizio Sarri, tecnico che ha preso il suo posto, sembrano le icone della diversità. Sembrano.
L’undici luglio del 2015 è un giorno che Maurizio Sarri difficilmente dimenticherà. E’ il primo alla guida del suo Napoli, quella squadra con la casacca azzurra per la quale egli stesso faceva il tifo da bambino, nonostante le ostilità territoriali cui era obbligato.
Un sogno durato quarantacinque anni. Un sogno coronato.
Il tecnico del Napoli è giunto a Dimaro alle ore 13, è sceso dal pullmino che lo ha accompagnato in Trentino con il volto disteso, abbronzato, fiero. Lo si è visto per pochi istanti. Poi è sparito, coperto, camuffato, intercettato dalle inevitabili ma forse eccessive ombre degli steward.
Di lui si è avuta una percezione, non di più.
Quel volto disteso, però, quel sorriso accennato, ha consegnato ai tifosi presenti una immagine nuova, quella di un uomo che al di là dell’austerità espressiva che lo ha sempre contraddistinto, ha altro da mostrare.
Poi l’allenamento. Caloroso. Contrariamente a quanto ci si aspettava. Per lui applausi, cori di incoraggiamento, ed ancora applausi. Lui reagisce. Sorride ancora, ricambia i saluti ed abbandona il campo felice.
Una gioia che evidentemente non è riuscito a contenere anche nei minuti successivi, quelli durante i quali Edoardo De Laurentiis, vice presidente della SSC Napoli, lo accompagna in albergo a bordo di una fiammante Mercedes color blu cobalto.
Lungo il tragitto che si lascia il campo di allenamento alle spalle, alcuni tifosi lo riconoscono. Maurizio Sarri chiede ad Edo di fermarsi.
Le immagini che seguono parlano da sole:
O forse non parlano così come potrebbe fare la nostra memoria.
Abbiamo visto un Maurizio Sarri davvero emozionato, felice, radioso, sorridente.
Non abbiamo dubbi l’ex tecnico dell’Empoli nella sua vita si sia davvero sentito un fortunato, ma abbiamo l’altrettanta certezza che toccare Napoli con mano gli abbia fatto provare una emozione mai provata in precedenza.