Koulibaly vola in cielo, gigante d’ebano con la pelle lucida di sudore.
Un dio africano arrivato a Napoli per liberare un popolo da un incantesimo maledetto.
Vola Kalidou, arriva fino al celo nero, come la sua pelle, si nasconde nelle tenebre e frega tutti.
Sortilegio spezzato,
si rompono le catene e un flusso di amore inonda lo Stadium.
Cambia il profumo dell’aria ora sa di brezza marina, le lacrime che rigano i volti hanno il sapore della felicità.
Nove anni era durata la fattura e le lacrime del popolo azzurri erano state amare.
Lacrime di vergogna e umiliazione, come quando ti prendevano in giro cantando ‘O surdat’ ‘nnammurat’.
Ora sei tu a cantare perché l’uomo nero non fa paura ai bambini ma è venuto a salvarti.