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Koulibaly: “La gente rende magica Napoli. Una frase di Spalletti ci ha colpiti”

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Kalidou Koulibaly in un’intervista, lunga ed interessante, fatta con Diletta Leotta parla di Napoli, Spalletti e razzismo.

A seguire le parole di Koulibaly, riprese dal quotidiano:

Cosa mi piace di più di Napoli? La gente la rende magica, ci sono posti bellissimi, quando mi alzo ho la fortuna di vedere il lungomare, Capri, il Vesuvio. In città vedi l’affetto dei tifosi e l’importanza del club per questi tifosi. Loro sognano sempre e te ne accorgi subito. Mi hanno sempre detto che quando arrivi qui piangi due volte: quando arrivi e quando parti.

Io e Ghoulam abbiamo fatto insieme alcune iniziative per gli ospedali e per le scuole di Scampia. Per me è un fratello. Jorginho? E’ un grande, quando sono arrivato era la persona che mi ha accolto in stanza, con lui ho iniziato a parlare italiano, mi correggeva sulle parole. In campo è stato straordinario. Mi divertivo tanto con lui.

Insigne è la storia del Napoli, è fortissimo, ha sempre fatto bene. Gli voglio bene, è un grande uomo e una grandissima persona. Siamo spesso a telefono quando siamo in Nazionale. Senegal? Ci ho pensato per un anno e poi con l’aiuto dei miei genitori e dei miei amici è stata quasi naturale. Mi sento in famiglia.

Koulibaly su Spalletti, su Maradona e su Osimhen

Spalletti? Ci ha dato tanto sulla mentalità. Ha sempre stimato questo gioco e questa squadra. Ha detto, appena arrivato: non è normale che non si vince. Voleva capire quale fosse il problema. Questa frase è stata importante, se uno da fuori dice così significa che davvero abbiamo delle potenzialità.

Ha avuto l’umiltà di dire che il lavoro di Gattuso è stato buonissimo, lui non è arrivato qui per cambiare tutto ma per dare qualcosa in più. Mi chiama sua maestà?Sì, è vero, ma mi chiama anche il generale, ma mi piace più il Comandante. Dice che sono il leader, ma faccio quello che serve, sono qui da otto anni.

Sono a disposizione dei compagni e di chi ha bisogno di aiuto. Sono consapevole che giochiamo per una città intera, per milioni di persone. I tifosi nel mondo sono tanti. Io lo chiamo papà? I miei compagni dicono che è così per tutti gli allenatori, pure con Gattuso, perché mi fanno giocare sempre.

Maradona? Lui è una leggenda, non tutti possono avere questo privilegio, ho avuto la fortuna di ricevere queste parole. Gli ho mandato una maglietta e gli ho detto che lo aspettavo a Napoli, ho avuto la fortuna di vederlo e sono stato molto felice.

Osimhen? Il suo primo anno è stato molto difficile, ha ancora tanto da dimostrare. E’ un ragazzo gentilissimo, umile, che fa pure ridere e fa tanti scherzi, soprattutto con Manolas. Gattuso lo ha aiutato, gli ha dato tanta forza e fiducia, e Spalletti sta completando il suo processo di crescita.

Chiusura sul razzismo e su Benitez

Benitez? Il mio primo giorno, pranzando, mi ha fatto vedere i movimenti dei difensori coi bicchieri d’acqua. Ho un bel ricordo, mi ha aiutato, mi ha fatto giocare i miei primi sei mesi in Italia e mi ha fatto capire, poi, che dovevo capire il calcio italiano che era diverso da quello che avevo conosciuto. Lo ringrazio per quello che ha fatto. Gli ho anche staccato il telefono quando mi aveva chiamato per dirmi che mi voleva al Napoli, ma io pensavo fosse uno scherzo e allora, pensando fosse un amico, ho riattaccato. Poi mi ha chiamato il mio manager e allora ho risposto e abbiamo parlato.

All’inizio pensi di essere tu a sbagliare, ma poi la città ti ricorda che sei la persona giusta. Questo problema si può ancora combattere, già negli anni passati siamo andati avanti. Chiellini? Gli voglio molto bene, sono suo amico fuori campo, è una persona straordinaria, mi ha sempre difeso su tutti i fronti.

Mi ha dato dei consigli importanti da calciatore e da uomo. Si è scusato a nome degli italiani per il razzismo, ma questa lotta dobbiamo farla tutti insieme e questo mi ha aiutato ad andare avanti ed è un buon segno per il futuro. Irrati fermò Lazio-Napoli? Lo stimo molto, mi ha dato una nuova visione di arbitri, con grande calma mi disse che avrebbe fermato la partita. Ero sorpreso e ancora oggi lo ringrazio perché mi ha dato la forza di iniziare a lottare davvero contro questa discriminazione.

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