Domani sera, Kalidou Koulibaly ritroverà nuovamente San Siro, dopo i vergognosi avvenimenti della notte di Santo Stefano.
In occasione del match tra Inter e Napoli, infatti, si è toccato, probabilmente, il punto più basso nel capitolo razzismo: il difensore senegalese, per tutta la gara, è stato vittima di cori e insulti razzisti da parte della tifoseria nerazzurra.
Un atteggiamento vergognoso, che porta alla reazione di Kalidou nei confronti dell’arbitro Mazzoleni, in seguito all’ammonizione per un suo fallo su Politano. Un’applauso ironico che, in realtà, nasconde una richiesta d’aiuto, come a voler dire: “Punisci me e non fai nulla contro tutto questo?”.
Ma “l’insensibile” Mazzoleni decide di estrarre il cartellino rosso contro il senegalese, applicando alla lettera il regolamento. Peccato che non abbia fatto lo stesso contro i tifosi interisti, sospendendo la partita per le reiterate provocazioni nei confronti del difensore.
Un provvedimento disciplinare che ha portato a due giornate di squalifica per KK, che neanche il ricorso presentato alla Corte d’Appello, con la presenza dello stesso Koulibaly e del patron azzurro Aurelio De Laurentiis, è riuscito a ridurre.
Ironia della sorte, dopo aver saltato i match contro Bologna e Lazio, il leader della difesa del Napoli tornerà in campo proprio al Meazza, ma questa volta contro il Milan. La speranza è che quanto accaduto in quella notte da incubo (non dimentichiamo gli scontri all’esterno dello stadio che portarono alla morte di Daniele Belardinelli) non si ripeta, perché certi atteggiamenti appartengono a chi non ama realmente il calcio, ma lo utilizza solo come pretesto per manifestare violenza e cattiveria.
E se dopo la massiccia campagna di sensibilizzazione, la solidarietà collettiva verso Koulibaly, dovesse nuovamente verificarsi un fatto simile, significherebbe ammettere che c’è davvero qualcosa che non va. Perché è inammissibile che nel 2019 un calciatore, ma in generale una persona, venga ancora attaccata per il colore della pelle. Perché il problema non è Koulibaly, non è la sua pelle nera. Il problema è che, ancora oggi, ci sia qualche imbecille che si diverta a sottolineare una diversità che in realtà non è mai esistita.