Maurizio Sarri, tecnico della Juventus, ha rilasciato un’intervista al canale tematico del club, parlando anche dei suoi trascorsi a Napoli e Londra.
“Da ragazzo divoravo Bukowski, merito di una prof di italiano bravissima. Beatles o Rolling Stones? Più Rolling Stones. Fino a 7-8 anni fa quando mi trovavo con gli amici di mio figlio sentivo musica imbarazzante. Prima mi dicevano sei vecchio, adesso sono i primi a dirmi di mettere musica Anni 70. Io scaramantico? Quando allenavo in eccellenza in Toscana avevo la fissazione di mettere la macchina sempre nello stesso posto, i ragazzi se ne erano accorti e ogni tanto mettevano una macchina lì apposta. Mi ricordo che una volta entrai in spogliatoio e dissi al ragazzo che gli avrei dato tre minuti per spostarla altrimenti l’avrei fatto io in un’altra maniera. Lui non uscì, io misi la macchina dietro e gliela portai via. La partita poi è finita 2-0 per noi e non mi ha potuto dire niente.
Il primo è Roma per la finale di Coppa Italia, poi qualsiasi tappa europea perché vorrebbe dire che saremmo andati avanti. In questo momento non ho la testa completamente libera. Ho riguardato alcune partite nostre per schiarirmi le idee. Ora si deve pensare che l’estate la faremo speriamo giocando quindi penso sia giusto staccare un po’ ora. Anche perché faremo probabilmente fra questa stagione e la prossima 14-15 mesi di fila. Guardo qualche partita del passato e ogni volta che vedo il Milan di Sacchi mi rendo conto che erano vent’anni avanti.
Se ho mai pianto per il calcio? Ho pianto più per sofferenza visto che ho vinto poco a questi livelli. Mai pubblicamente, però a volte mi sono trovato da solo in casa con le lacrime. Penso faccia parte della passione che ci metti. Non è un segno di debolezza ma di passione e forza per ripartire. Io ho avuto un rapporto conflittuale per i primi mesi con lo spogliatoio del Chelsea, poi quando ho detto che andavo via dopo la finale di Europa League ho pianto così come molti di loro. La Premier un po’ manca, il clima che si respira intorno allo stadio è fantastico. In un anno là non ho mai sentito un coro contro, le tifoserie arrivano allo stadio insieme, le strutture sono bellissime gli stadi tutti pieni. Non sono uno da pacche sulle spalle, sono uno che se fai degli errori te lo dice. Parlo molto di quello che sbagliano e poco di quello che fanno bene. All’impatto è pesante, poi dopo ti riconoscono un’onestà di fondo. Io i rapporti migliori ce li ho con tutti i giocatori che ho fatto giocare poco.
Due cose mi hanno colpito. Noi siamo circondati da amore in qualsiasi posto di Italia ma anche da odio. Questa è una cosa che capisci solo quando vivi la Juve. Noi siamo quelli sempre favoriti dagli arbitri, poi guardi i numeri e capisci che vanno in tutt’altra direzione. Personalmente sono stato fischiato a Napoli dove sono nato e ho dato tutto, se non ho vinto è perché sono scarso. A Torino i tifosi della Fiorentina hanno fatto cori insultando mia madre e questo ti fa capire quanto odio c’è per la Juve. Quando vedi l’odio esterno ti attacchi all’interno e ti innamori della realtà. Se diventi gobbo lo diventi anche perché sei sempre attaccato dall’esterno”.