Il centrocampista dell’Italia campione d’Europa ma brasiliano di nascita Jorginho, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai brasiliani di Globo TV.
“Il rigore sbagliato? Era tutto calcolato. Sapevo che Donnaruma l’avrebbe presa (ride, ndr). E’ stata una brutta sensazione perché vuoi aiutare la tua squadra nel migliore dei modi. E do sempre tutto quello che ho per la squadra, ma purtroppo non è bastato. Ho finito per sbagliare il rigore, e in quel momento è stata una sensazione di tristezza anche per non aver regalato la vittoria tanto attesa. Per fortuna abbiamo questo fenomeno in porta che è riuscito a salvarmi.
Credo che la nazionale abbia toccato il fondo nel 2018 non qualificandosi per la Coppa in Russia. Quando questo nuovo progetto è iniziato con un nuovo allenatore, molte persone non ci credevano. Erano giocatori giovani, ci siamo uniti, credendo nel progetto e credendo l’uno nell’altro. Quando tutti guardano nella stessa direzione, il risultato arriva. E poi il paese è esploso. Oggi (ieri, ndr) c’è stata la festa qui a Roma, ed è stata una cosa indimenticabile. Il paese si è fermato. Rivedere questo Paese felice, il tifo per il calcio italiano, che ultimamente non ha avuto tutta questa gioia con la Nazionale per via dei risultati del passato… Vedere la gente che tifa con noi è davvero molto emozionante. Dico di cuore che amo questo paese. Questo paese mi ha adottato, e io questo paese nel cuore.
Ho anche giocato nell’U21 per l’Italia. Non appena mi è arrivata la chiamata, ho accettato subito. Onestamente ho visto la nazionale brasiliana come qualcosa di lontano. E il fatto che sono cresciuto in Italia e per l’Italia mi ha aperto delle porte, sinceramente non ci ho pensato due volte. Ma a quel tempo, dopo l’Under 21, avevo giocato solo amichevoli.
Poi nel 2018, per la partita con la Svezia, è arrivata la chiamata, e anche il Brasile mi ha cercato. E questo momento è stato molto complicato. A quel punto, non posso dire di non aver mai sognato di giocare col Brasile. Era anche il mio sogno d’infanzia. Quando è arrivata questa chiamata da Edu Gaspar (ex coordinatore del Brasile, ndr), mi ha detto: “Jorge, stiamo pensando di chiamarti, ma non posso garantire nulla. So che è difficile, parla con la tua famiglia”. In un momento in cui la nazionale italiana era in uno spareggio molto difficile per l’ultima partita con la Svezia, sentivo che l’Italia aveva bisogno di aiuto. E quando ho avuto bisogno di aiuto, l’Italia mi ha aiutato, mi ha abbracciato e mi ha aperto le porte. Non mi sentivo a mio agio a voltare le spalle all’Italia in quel momento. Il mio cuore ha detto “no, l’Italia ha bisogno di te”. Quindi ho fatto quella scelta e sinceramente ne sono molto contento.
Pallone d’Oro? Viviamo per i sogni, ma sono onesto, dipende da come funziona. Se parliamo di abilità, sono consapevole di non essere il migliore al mondo. Il criterio valuta il giocatore o chi ha vinto più titoli? Perché nessuno ha vinto più di me come giocatore quest’anno. Ma come mi confronterò con Messi, Cristiano Ronaldo o Neymar? Onestamente, sono caratteristiche completamente diverse, ma dipende dai criteri.
La questione del cambio di stile di gioco è un grande merito per Mancini. È stato molto intelligente nel riconoscere le caratteristiche dei giocatori e adattare il gioco alle caratteristiche degli atleti. Credo che questo abbia molto della sua mano. Abbiamo sentito davvero molto l’inno. È un gruppo molto speciale. Uno fa sempre il tifo per l’altro. I due attaccanti sono i migliori amici in nazionale. Sapevamo che questa competizione era molto importante per la ripresa della squadra”.