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Io sono Zlatan, terza parte: la resurrezione del “Dio” dei due mondi

zlatan ibrahimovic

Questa è la storia di Zlatan Ibrahimovic, uno dei più grandi giocatori della sua generazione. La conclusione, dal PSG a Manchester, fino ai LA Galaxy.

QUI potrete trovare la prima parte: “le origini del mito”.
QUI potrete trovare la seconda parte: “la consacrazione di Ibracadabra”.

 

 

 

“Credi in Dio?”

Approda al PSG nel luglio del 2012 nella speranza di portare il ricchissimo club francese sul tetto di Francia. 180 partite, 156 gol e 61 assist dopo, arricchirà il palmares della società parigina ed il proprio con 4 campionati vinti consecutivamente (il PSG non vinceva un campionato dalla stagione 1993/94), 5 coppe nazionali, 2 supercoppe e svariati titoli di capocannoniere.

Unico neo, ancora una volta non è riuscito a trionfare in Champions League, ma anche la Francia, così come la Svezia, l’Olanda, l’Italia e la Spagna, hanno avuto modo di finire sotto lo stendardo di Zlatan, che in Francia dà il meglio di sé non solo segnando gol impensabili per i comuni mortali, ma dispensando assist a pacchi con giocate al limite della psichedelia.

“Credi in Dio?” chiederà ad un nervoso Carlo Ancelotti alla vigilia di una partita in cui il PSG si gioca il campionato, “Bene, allora se credi in me non hai nulla di cui preoccuparti”. Parola di Zlatan.

Gli resta un solo campionato da conquistare ormai in Europa e così, il 1 Luglio 2016 passa a parametro zero al Manchester United di Mourinho e Pogba, con il compito di ricostruire la Legacy dei Red Devils. Gol all’esordio vincendo il Community Shield, gol all’esordio in Premier League e gol in Europa League che fa di lui il terzo giocatore (assieme a Mutu e Carew) ad aver segnato in Europa con sette maglie diverse.

Ma la parabola ascendente che lo vorrebbe conquistare anche la corona inglese si infrange quando, il 20 aprile, durante la sfida di ritorno dei quarti di finale di Europa League, vinta 2-1 sull’Anderlecht, riporta la rottura del legamento crociato anteriore e posteriore, che lo costringe a terminare anzitempo la stagione. Europa League che vincerà, in ogni caso, battendo 2-0 l’Ajax in finale conquistando il suo primo trofeo continentale. Dopo due stagioni e tre trofei vinti, lascia anche l’Inghilterra alla conquista dell’America.

“You’re welcome”

La carriera di Ibrahimovic è una continua e spudorata manifestazione di superiorità. Davanti a tutto e a tutti, anche all’infortunio. Tutti lo davano per spacciato, finito, bollito. “Deciderò io quando ritirarmi, non il mio corpo”, così dirà subito dopo la rottura del legamento. E sarà verità. Nel 2018 passa ai Los Angeles Galaxy salutando il suo pubblico con questa frase: “You’re welcome”, che tanto può voler dire “prego” ad un grazie che l’intera MLS gli dovrà rivolgere per la sua sola presenza, tanto può essere un “benvenuti” nel mondo dell’unico, solo, Zlatan Ibrahimovic.

I risultati in Major League Soccer sono modesti per la franchigia di Los Angeles, ma lui alza perennemente l’asticella delle proprie ambizioni, zittendo i detrattori partita dopo partita, segnando 4 gol quando il suo diretto rivale ne fa 3, andando in rete con colpi da arti marziali ad altezze irraggiungibili per chiunque altro. Restando semplicemente sé stesso, Zlatan Ibrahimovic, il gigante in perenne lotta per dimostrare al mondo di essere il migliore di tutti senza mai perdere l’eleganza, la raffinatezza, la classe assoluta che sprigiona in ogni giocata.

E pazienza se non è mai arrivato un successo con la Svezia. Pazienza se non ha mai vinto la Champions League o il Pallone d’Oro. Pazienza se non si è riusciti a far comprendere la grandezza di questo giocatore unico nel suo genere. Un uomo capace di modellare il mondo attorno a sé per fare in modo che riflettesse il suo ego smisurato, la sua consapevolezza, il suo talento. Che se avesse ascoltato quelli che gli dicevano “abbassa la cresta”, magari non avrebbe fatto nemmeno il calciatore. Pazienza.

Perché, in fondo, come si fa a spiegarlo?

Come si fa a raccontare Zlatan Ibrahimovic.

 

 

Questa era la terza ed ultima parte di “Io sono Zlatan”.

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