Paradossale lo scenario che vede protagonisti Napoli e Comune per l’impianto di Fuorigrotta.
In attesa dello “stadio-teatro” da 25mila posti, annunciato da Aurelio De Laurentiis sabato scorso, tiene sempre banco la questione San Paolo. Da oltre 5 anni ormai è in atto un tira e molla fra il presidente del Napoli e la giunta del sindaco Luigi De Magistris per l’impianto, fra promesse di restyling, promesse di finanziamenti e annuncio di nuovi investitori interessati.
La querelle “San Paolo” è ormai un appuntamento fisso, un rendez-vous che annualmente diventa in alcuni giorni più caldo degli altri. Da tempo ormai, per ogni inizio stagione, la società partenopea è costretta a comunicare all’Uefa come stadio casalingo per le coppe europee il “Renzo Barbera” di Palermo. Salvo poi modificare la sede casalinga della gare, dopo piccoli interventi all’impianto di Fuorigrotta.
Il Napoli, così come più volte ribadito da De Laurentiis, è in attesa di ricevere numerosi emolumenti dal Comune di Napoli per i costi sostenuti all’impianto in questi anni, lavori che – seppur precariamente – mantengono in vita l’agibilità dello stadio per le gare di Serie A e delle coppe europee.
La cosa più paradossale però riguarda l’autorizzazione ad usare l’impianto comunale. Il Napoli infatti non sarebbe in possesso di una convenzione annuale ma di un’autorizzazione rilasciata dal Comune, che viene rinnovata ogni tre giorni. In pratica, basterebbe un piccolo intoppo di qualsiasi natura per farla saltare e la squadra azzurra si ritroverebbe senza un campo in occasione di una qualsiasi gara, anche quella dell’illustre Champions League.
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