Oggi non vogliamo parlare di calcio
Il crollo del ponte di Genova e le vittime schiantate da un volo di decine di metri, o seppellite sotto quintali di cemento ci ha sconvolti ed è caccia alle responsabilità.
Giovani, vecchi, bambini, il collega Giovanni Battiloro. Morti, tutti.
Eventi come questi danno la percezione, insopportabile, che le nostre vite siano costantemente appese ad un filo sottilissimo mosso da un burattinaio anaffettivo e annoiato che si chiama Destino.
Vero in parte, siamo fragili, è vero, ma il Destino conta fino a un certo punto.
Forse chi comanda, veramente è il Libero Arbitrio, che ti fa scegliere cosa, quando e come farla. Che ti fa decidere se lavorare con coscienza o superficialità, se indire una gara, pubblica o privata, al ribasso ma così ribassato che da qualche parte devi risparmiare.
Il Libero Arbitrio che ti fa decidere di chiedere e accettare raccomandazioni, non pensare al bene comune ma soddisfare solo i propri bisogni. Che ti fa essere irrispettoso delle qualità professionali e, invece, preferire chi costa meno o non può oscurarti.
Il Libero Arbitrio che ti fa scegliere se essere gentile o maleducato, violento, generoso o egoista, che ti fa scegliere tra amore e odio, tra essere e avere.
Il Libero Arbitrio che ti lascia scegliere che parole usare, quando forzare o, invece, aspettare, se fare felici gli altri o sé stessi se le due felicità non combaciano.
Il Libero Arbitrio che, banalmente, ti fa decidere a che ora partire, se prendere quell’areo o quel treno, se fare una pausa caffè o tirare diritto per arrivare prima.
Per poi, alzando il livello, farti scegliere come esercitare il potere che hai , in qualunque ambito,: dalla famiglia alla gestione delle sorti dell’umanità, passando, ovviamente anche per il calcio che ci è tanto caro ed è sempre e, sarà per sempre, la nemesi della società Il Libero Arbitrio, ha nome e cognome e non si nasconde nell’ombra come il suo rivale Destino.
Il Libero Arbitrio siamo noi.