Sosta del campionato ricca di emozioni
La scorsa domenica, apparentemente, poteva passare per una normale domenica senza calcio. Un vero “dramma”, per tutti i malati del pallone, che senza le partite, vivono un fine settimana all’insegna della noia. Invece, come per magia, favoriti dall’ora legale, abbiamo trascorso, finalmente, un ritorno alle emozioni, quelle vere e reali, fatte di vittorie che riempiono il cuore e ti riappacificano con lo sport, inteso nel senso pieno del termine, competizione, agonismo tenacia e voglia di vincere.
La domenica è iniziata con la splendida ed inaspettata vittoria della Ferrari di Sebastian Vettel, tedesco, solo per l’anagrafe, ma italiano vero, al punto di emozionarsi ed emozionare tutti coloro che hanno avuto la fortuna di vedere la gara e soprattutto l’arrivo del pilota del cavallino, urlante dalla gioia, in uno splendido italiano, che ringraziava la scuderia per avergli concesso l’onore di aver potuto gareggiare e vincere sulla monoposto di Maranello, al suo secondo gran premio e dopo un digiuno di circa due anni sia per la Ferrari sia per il pluri Campione tedesco.
Il vedere ed ascoltare l’inno italiano alla premiazione sul palco, ha fatto rivivere emozioni forti anche a chi, di Formula Uno, non ne capisce nulla.
Il pomeriggio è poi proseguito con la splendida gara della MotoGp ed il trionfo italiano con il Dottor Rossi, affiancato dai più giovani piloti italiani Dovizioso ed Iannone, per un trionfo tutto made in Italy.
Ma il vero apice delle emozioni, si è avuto in serata, quando, tornando indietro nel tempo, davanti alla tv, abbiamo rivisto, le epiche vittorie di Pietro Mennea, la Freccia del Sud, con la sua tenacia e forza di volontà, che lo spingeva oltre il possibile, coinvolgendo un paese intero emozionato nel vederlo vincere e conquistare record e medaglie olimpiche, sudando, combattendo contro tutti, per il sogno di una vittoria.
Solo spegnendo la tv, abbiamo capito che era passata la domenica e che, non avevamo visto il calcio, la nostra passione. Allora ci siamo chiesti, perché non ci fa più sognare, emozionare, gioire come un tempo o come quegli sport, considerati minori, ma che, sono ancora, capaci di scatenare passioni. La risposta è arrivata, semplice, perché, ormai, il nostro calcio, è solo un business, privo di qualsiasi reale coinvolgimento emotivo, ma, purtroppo, capace ancora di essere totalmente al centro dei nostri pensieri, per quello che è il vero nostro problema, il tifo incondizionato per i colori della nostra squadra.
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