Editoriale

Il rassicurante borsello di Mazzarri, la fame e il fascino della banale normalità

Il rassicurante borsello di Mazzarri, la fame e il fascino della banale normalità

 

Il rassicurante borsello di Mazzarri è uno di quei segnali che riscaldano il cuore perché pensi che, poi, in fondo anche nel mondo schizofrenico del calcio ci può essere un po’ di banale normalità e sano spirito operaio.

Mazzarri va ancora in giro con il borsello come 15 anni fa, si porta dentro il cellulare invaso di messaggi e telefonate alle quali fatica a rispondere, un mucchio di ricordi e una fame atavica di campo, di squadra, e di vittorie.

La stessa fame che aveva Spalletti.

Sono profondamente diversi ma hanno una cosa in comune: La fame.

I ragazzi ne possono trarre beneficio.

In fondo la squadra era passata da Spalletti un room service h24 che viveva solo per loro ad una governante che faceva 9.30/17.30, il proprio lavoro, niente da dire ma, neppure, niente di più.

I francesi sono così, nel calcio e nel cibo pensano di essere i migliori e soffrono tanto la concorrenza con gli italiani.

Di sicuro Mazzarri non avrà l’obiettivo principale di smantellare il passato ma la speranza di farlo riemergere.

Il tempo, anche solo, per pensare ad altro non c’è, figuriamoci allenarlo.

I ragazzi dovranno darsi da fare perché ora più che mai dipenderà da loro.

È opportuno che ritrovino rapidamente entusiasmo e stimoli.

La definizione Obiettivo minimo’ andrebbe cancellata dai programmi societari.

Vero, le società di calcio sono aziende e hanno business plan ma la componente emozionale è un asset determinante per i lavoratori.

Lo scudetto Mazzarri lo sta assaporando indirettamente ma il fascino di rientrare in un club che negli anni è cresciuto, al punto di diventare il primo in Italia non lo lascerà indifferente.

I sogni non hanno età e le occasioni si presentano e si colgono,  dove ti portino non è prevedibile.

Si vive e si vede dove si arriva.

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