E’ ufficialmente partito il calcio mercato, ancora, naturalmente bloccato dalla concomitanza dei mondiali ancora in corso, ma, in alcuni casi, soprattutto all’estero, già pieno di colpi a sensazione, vedi Diego Costa al Chelsea e David Luiz al Psg. Proprio questo acquisto, sta facendo molto parlare, in quanto il Psg, ha sborsato la cifra di circa 50 milioni di euro. Sono troppi per un centrale difensivo seppur bravo come David Luiz? Probabilmente sì, ma non è questo il punto…
Il punto è che in tantissimi commentano questo acquisto come se fosse una sfida diretta del PSG all’Uefa, uno schiaffo in faccia al Fair Play Finanziario ed un fregarsene della punizione recentemente comminata alla squadra francese, anche se parzialmente ridotta. Niente di tutto questo
Innanzitutto è necessario fare un piccolo esame di coscienza. Si legge in giro per la rete, commenti del tipo “Platini vergogna”, “Che merito c’è a vincere spendendo tutti questi soldi”, ecc… domanda: dove erano questi tifosi quando le loro squadre facevano esattamente la stessa cosa?
Il calcio italiano ha dominato in Europa per venti anni abbondanti, spesso grazie a squadre che hanno speso molti più soldi di quelli che i loro bilanci permettevano, (il Napoli con Maradona?). Noi eravamo il PSG d’Europa e ci andava benissimo, anzi la verità è che ora rosichiamo, non perché i francesi spendono, ma perché i nostri presidenti non spendono più, alle volte invocando proprio il Fair Play Finanziario. Facciamocene una ragione …, finché il sistema calcio italiano non sarà in grado di attrarre investimenti e produrre più ricchezza, sarà sempre così, non c’è Fair Play Finanziario che tenga.
Fatta questa premessa, entriamo nel caso specifico.
Se avete letto bene le punizioni che l’Uefa ha inferto al PSG per la violazione del fair play, non ce n’è una che impedisca ai parigini di spendere 50 milioni di euro per un giocatore (non a caso, gli stessi giornali che ora parlano di scandalo, spiegavano nei giorni scorsi come il PSG avrebbe potuto spendere regolarmente i soldi per comprare uno dei nostri, Pogba o Pjanic).
Non per questo il fair play è una buffonata o non funziona. Semplicemente, l’obiettivo del fair play non è, escludere senza pietà chi spende cifre importanti, come vorremmo noi per avere qualche chance in più di vedere le nostre squadre andare avanti nelle coppe. L’obiettivo del fair play è riportare tutte le squadre, con misure adeguate, all’interno di spese di bilancio sostenibili. Sostenibili non vuol dire non comprare più nessuno o comprare solo giocatori low cost. Per il Real Madrid è sostenibile spendere 100 milioni per Bale perché ha ricavi che glielo permettono, per il PSG è comunque sostenibile spendere 50 milioni per un giocatore ,per le squadre italiane no.
Quello che il fair play impedisce, e non è affatto poco, è che una squadra sia legittimata a spendere quelle cifre non per un giocatore, ma anche per dieci l’anno se volesse senza alcun limite. Ricordatevi che prima del fair play sia PSG che Manchester City avevano lasciato trapelare l’idea di comprare Messi pagando i 250 milioni di clausola rescissoria. Ora non lo possono più fare ne possono comprare con quei soldi altri dieci giocatori… vi pare poco rispetto al “mercato libero” in vigore fino all’anno scorso?
Tornando al PSG, la punizione dell’Uefa prevede:
– Obbligo di chiudere il bilancio 2014/15 con al massimo 30 milioni di euro di deficit e in pareggio il bilancio 2015/16. Il tutto dimezzando gli introiti relativi alla sponsorizzazione della Qatar Tourism Authority rispetto agli anni precedenti.
– Non aumentare il costo totale degli stipendidei calciatori fino al 2015/16.
– Obbligo di iscrivere solo 21 giocatori alla lista A di Champions League (13 “stranieri” contro i 17 regolarmente consentiti alle altre squadre, 4 cresciuti nel vivaio francese, 4 cresciuti nel vivaio del club).
– Non spendere più di 60 milioni l’anno nel puro saldo di acquisti e cessioni calcolato sui costi d’acquisto dei cartellini dei giocatori che verranno inseriti nella Lista Champions per ognuna delle prossime due stagioni.
– Pagamento di una multa di 20 milioni all’anno per i prossimi tre anni(da dedurre dai premi Uefa di ogni stagione). Se il PSG non violerà le altre richieste l’Uefa si limiterà a trattenere i 20 milioni solo per il primo anno.
Quindi, quale di queste richieste impedisce al Paris Saint-Germain di spendere 50 milioni per David Luiz?
Semplice… nessuna:
– L’impatto sul bilancio finale del 2014/15 dipenderà da numerosissimi fattori, fra cui il saldo finale del calciomercato e l’andamento in Champions League, quindi niente può far pensare che il PSG non possa arrivare alla perdita richiesta dopo questo acquisto.
– David Luiz aumenta il monte stipendi di circa 10-12 milioni netti l’anno, ma è anche vero che la limitazione della rosa, verosimilmente costringerà i parigini a vendere 4-5 giocatori “stranieri” attualmente in rosa che non staranno volentieri a Parigi se esclusi dalla lista Champions. La riduzione della rosa porterà un risparmio a livello di ingaggi che dovrebbe rendere lo stipendio del brasiliano più che sostenibile.
– La differenza fra acquisti e cessioni non deve superare i 60 milioni di euro: quindi è chiaro che 50 per un giocatore li possano spendere eccomevisto che 50 è minore di 60. Anche perché, come detto, sicuramente faranno anche dei buoni incassi vendendo alcuni dei giocatori attualmente in rosa (Lavezziallo stesso Chelsea o al Milan per esempio…).
-Il pagamento della multa non verrà comunque conteggiato per il calcolo del break even. E’ una sanzione ulteriore, probabilmente la meno importante a differenza di quanto hanno scritto i giornali, soprattutto per squadre con presidenti molto ricchi.
Quindi, in conclusione, al netto della nostra rabbia perché le squadre italiane non si possono permettere acquisti simili, a oggi non c’è nulla nell’acquisto di David Luiz che mette in dubbio l’applicazione e le punizioni del Fair Play Finanziario. Un’accusa del genere la potremmo eventualmente muovere alla fine del mercato (o addirittura, per essere più precisi, alla fine del mercato di gennaio). E ammesso e non concesso che questo capiti, prima di dire che il PSG passa come un carro armato sui dettami del Fair Play dovremmo almeno vedere quali contromisure l’Uefa adotterà in caso di ulteriori infrazioni, visto che non rispettare le punizioni inflitte dovrebbe automaticamente portare a penalizzazioni sempre più dure (che possono andare dalla ulteriore limitazione ai giocatori iscrivibili, a punti di penalità nei gironi alla esclusione dalle coppe nei casi più estremi di ripetute violazioni).
Il vero problema è che il nostro calcio, e la dimostrazione lampante è stata la disfatta della nazionale al mondiale, ormai, è al capolinea. Bisogna rifondarlo totalmente, a partire dai vertici della Federazione, con nuove leggi volte ad attrarre investitori per far aumentare i ricavi alle nostre squadre per renderle competitive ed attrattive per sponsor e giocatori, perché, nessun, oggi, ha piacere ad investire o a giocare nel nostro campionato, sia perché non paghiamo più come prima, sia perché tra episodi di violenza, decadenza degli impianti, totale mancanza di leggi e regole, il nostro paese non è più ambito.
Allora basta con il trincerarsi dietro il Fair Play, i presidenti facciano valere i loro poteri e spingano per un reale cambiamento partendo dai vertici, con gente nuova, giovane preparata e soprattutto amante del gioco più bello del mondo.