Ci sarebbe da scriverne un libro. Ci limitiamo a scriverne solo la prima pagina, forse meno.
Giovedì 9 gennaio 2014, il Napoli, in via eccezionale, si allena alle ore 10,30 allo Stadio San Paolo. Esplosione d’amore della tifoseria, impianto di Fuorigrotta preso d’assalto, e settore distinti, le cui porte si sono spalancate per l’occasione, riempito in un attimo. Moltissimi giovani, alcuni giovanissimi. ma siamo in orario scolastico. Uno più uno fa sempre due. Hanno evidentemente marinato la scuola per essere presenti allo stadio. Ma l’Italia è un paese che ama prendersi per i fondelli per cui nessuno avrebbe detto niente e nulla sarebbe accaduto se qualcuno non avesse messo in risalto uno striscione che recitava così “la scuola non è un obbligo, il Napoli si”. E la polemica divampa. Moralisti da un lato, anticonformisti dall’altro. Seppur ci corre l’obbligo morale di disapprovare totalmente il fatto la scuola non debba rappresentare un obbligo per un adolescente, la cui formazione passa inevitabilmente attraverso questa strada, non abbiamo intenzione di schierarci a favore di nessuna delle due correnti di pensiero. Vogliamo, però, ed in maniera incisiva, porre l’attenzione sulla frase contenuta nello striscione: “la scuola non è un obbligo, il Napoli si”. Un’ implicita, ma non tanto, vocazione per ciò che è ludico, istinto, piacere, goduria, passione, il Napoli; e un altrettanto implicito (ma non troppo) ripudio di ciò che invece dovrebbe rappresentare la quotidianità dei nostri ragazzi, la scuola. Probabilmente quest’ultima non piace ai giovani d’oggi, presumibilmente la si ritiene non al passo coi tempi. E tutto ciò che non è al passo con i tempi, diventa demotivante. Verosimilmente una scuola adeguata ai tempi risulterebbe più interessante, più coinvolgente, più vicina agli allievi e di conseguenza più redditizia. Il Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, infastidito, contrariato da lentezze burocratiche che hanno frenato e rallentato l’evoluzione del gioco del calcio nel nostro paese, ha sempre sostenuto l’Italia fosse un paese vecchio. Ha ragione. Probabilmente anche la scuola è vecchia, proprio come il paese. E se nessuno dovesse darsi una mossa sul serio, un nuovo San Paolo, magari con il doppio dei posti disponibili adesso, diventerà davvero una esigenza primaria. Per ospitare le gare di campionato del Napoli? No, per accogliere gli alunni che marineranno la scuola per assistere ad un allenamento del Napoli.