Visto un calcio che sembra quello di Mou Mercoledì sera, nella saletta stretta, corta, umida e come al solito affollata, dove al Franchi si fanno le interviste post-partita, abbiamo chiesto a Rafa Benitez se, fra le cose che non gli erano piaciute del Napoli, ci fosse l’eccessiva differenza, fra il Napoli stesso e la Fiorentina, in fatto di possesso palla, tiri in porta, passaggi e occasioni da gol costruite. Il tecnico ha ascoltato e, con un sorriso divertito, ha dato una risposta precisa nella sua pungente ironia: “Si è dimenticato l’ultimo dato statistico, il risultato“. Magari Rafa non gradirà l’accostamento, ma in quel momento c’è tornato in mente il suo caro nemico Mourinho quando, nella sala stampa assai più confortevole del Camp Nou, alla fine di Barcellona-Inter, semifinale di Champions League, con i catalani eliminati e nerazzurri in finale, spalancò un sorriso perfido e diabolico e disse: “Loro felici con la palla, noi felici a Madrid“. Fiorentina-Napoli può essere vista in tre modi diversi fra loro. Il primo è quello arbitrale, ma è inutile tornarci sopra, tanto il risultato non cambia. Il secondo è quello di un amante del calcio con visione romantica: quanto ha dato la Fiorentina, con la sua produzione offensiva, il suo gioco palla a terra, il suo palleggio e la qualità degli interpreti, ha conquistato lo spettatore neutro assai più della difesa robusta prolungata del Napoli. Se Benitez fosse stato l’allenatore del Liverpool in gita a Firenze forse si sarebbe appassionato di più a vedere la Fiorentina che il Napoli. Forse. Il terzo è il punto di vista del tecnico, della ricchezza di alternative di gioco, della capacità di adattamento di una squadra alle diverse situazioni della partita in questo caso il lavoro di Benitez è apparso chiaro agli occhi di tutti. Un anno fa, quando su campi difficili Mazzarri giocava in trasferta partite del genere, con difesa e ripartenza (magari con qualche ripartenza in più rispetto alle due del Napoli di Firenze), veniva criticato da molti. Si parlava, se ricordiamo bene, di mancanza di coraggio, di personalità e di creatività. Era un errore, secondo noi, discutere il tecnico allora e lo sarebbe ancora oggi. Infatti Benítez non è e non può essere in discussione. Ha fatto vedere che non esiste un solo tipo di calcio, che il Napoli sa attaccare, imporre il proprio gioco, aggredire l’avversario e, quando ci riesce, stordirlo, ma sa anche aspettare e scattare in contropiede, lasciare la palla gli altri e rubarla al momento esatto in cui parte la controffensiva. È una squadra ricca, con un allenatore che sa guidarla grazie al suo bagaglio tecnico e tattico, oggi non ruba l’occhio, domani gioca con pazienza e furbizia, ora generosa e poi cinica, ora ammirevole poi spietata.
Fonte: Corriere dello Sport