IL FAIR PLAY FINANZIARIO
Nel settembre del 2009, fortemente voluto dal Presidente dell’ Uefa, Michel Platini, è stato introdotto il Fair Play Finanziario, un insieme di regole volte a tutelare la sostenibilità del calcio europeo. Si tratta
di una serie di norme, suddivise in quattro parti, che hanno come fine il conseguimento, nel lungo periodo, dei seguenti obiettivi principali:
- Introdurre maggiore disciplina e razionalità nel sistema finanziario dei clubs;
- Abbassare la pressione delle voci salari e trasferimenti e limitare l’effetto inflazionistico;
- Incoraggiare i clubs a competere nei limiti dei propri introiti;
- Incoraggiare investimenti nel settore giovanile e nelle infrastrutture;
- Difendere la sostenibilità del calcio europeo a livello di clubs;
- Assicurare che i clubs onorino i loro impegni finanziari con puntualità.
Gli organi preposti dell’Uefa hanno avuto il compito di controllare le società, a partire dal 2011 fino ad arrivare all’ inizio della stagione 2014, sulla base di tre punti fondamentali:
1. Nessuna presenza di debiti arretrati verso altre società, dipendenti e/o autorità;
2. Fornire dettagliate informazioni finanziarie che riguardano il futuro;
3. Obbligo di pareggio del bilancio.
Le società che non avranno raggiunto gli obiettivi nel 2014, rischieranno di non poter più partecipare alle competizioni UEFA. Michel Platini e gli altri dirigenti della Commissione di controllo, si sono più volte soffermati sul punto 3, ritenendo fondamentale che le società non investano più di quanto non permettano gli introiti.
In ogni caso la normativa lascia ancora un margine di tolleranza nella gestione di eventuali perdite di esercizio, consentendo deficit fino a 5 milioni di euro, più altre deroghe speciali, fino al 2018, per perdite da 30 a 45 milioni, se ripianate tempestivamente dagli azionisti di riferimento.
A giugno 2012, il Comitato Esecutivo UEFA, ha approvato la formazione dell’Organo di controllo finanziario dei clubs (CFCB) per monitorare e vigilare sull’applicazione del sistema di licenze e delle regole di fair play finanziario. I dati ricevuti attestano che il debito calcistico si aggirava sui 1,6 miliardi di euro e che risultava in crescita del 36%, mentre il 75% delle società non riusciva a raggiungere il pareggio di bilancio.
Ma quali sono, ad oggi, le conseguenze del Fair Play Finanziario? Nel corso degli anni, numerose sono state le Società che hanno ricevuto sanzioni, alcune si sono ritrovate con debiti scaduti, come il Besiktas, che è stato escluso per due stagioni dalle coppe europee. Bursaspor e Paok hanno ricevuto sanzioni simili per aver violato le licenze UEFA Pro. Per il 2013, a causa dei pagamenti di stipendi arretrati, sono state escluse della competizioni UEFA Malaga (Spagna), Hajduk Spalato e Osijek (Croazia), Rapid Bucarest e Dinamo Bucarest (Romania) e Partizan Belgrado (Serbia). Ma l’introduzione di queste regole di controllo, non ha avuto solo effetti sanzionatori, hanno infatti dimostrato, come evidenziato dalle ultime cifre elaborate dalla UEFA, il cui rapporto comparativo completo verrà pubblicato in occasione del meeting del Comitato Esecutivo UEFA del 20 settembre a Dubrovnik, che, nell’ultimo anno finanziario e dopo sei anni di perdite crescenti, vi è stata una notevole inversione di tendenza.
Il Segretario Generale UEFA, Gianni Infantino, ha dichiarato a Montecarlo, la scorsa settimana, che la riduzione delle perdite complessive rappresenta un calo del 36% su base annua.
Michel Platini, nella stessa riunione, ha sottolineato come: “Il fair play finanziario non è un’iniziativa unilaterale del presidente UEFA, ma uno sforzo congiunto di tutti i portatori di interesse del calcio europeo: club, leghe, federazioni e anche enti politici in Europa. Si tratta di un’iniziativa pensata per regolamentare il sistema finanziario nel calcio dopo anni di perdite sempre maggiori. Non vogliamo uccidere i club: vogliamo lavorare insieme e creare un ambiente sano e sostenibile per loro e per il calcio europeo.”
Altre cifre della relazione illustrano gli effetti positivi del fair play finanziario e del sistema di licenze per clubs in Europa. Per la prima volta dal 2006, anno in cui sono iniziati i rilevamenti, l’aumento dei profitti (6,9%) ha superato gli aumenti di stipendio (6,5%). Inoltre, i debiti insoluti (denaro dovuto ad altri club/giocatori ed al fisco) sono calati dai 57 milioni di euro nel 2011, ai 9 milioni di euro nel 2013, dopo, come abbiamo sottolineato, una serie di sanzioni ai clubs.
I 9 milioni di euro di debiti insoluti al 30 giugno 2013 rappresentano una diminuzione del 70%. E in Italia? Nel contesto generale, anche il calcio italiano, in un paio di stagioni, ha saputo invertire la rotta, come emerge dai conti pubblicati nel 2012. Rispetto all’anno precedente, i risultati d’esercizio dei clubs sono complessivamente migliorati di oltre 150 milioni. Un trend che, tra riduzione dei costi ed un lieve incremento degli utili, dovrebbe essere rafforzato nel 2013. La Juventus (con un fatturato previsto di oltre 270 milioni) ed il Milan, dovrebbero avvicinarsi al pareggio o andare in attivo. Fanno eccezione Roma e Inter. La Roma, sempre più targata Usa, tra il 2011 e il 2012 ha visto i conti peggiorare di circa 30 milioni ed al 31 marzo 2013 il passivo era di 36,4, sebbene la chiusura del mercato abbia portato un disavanzo positivo di circa 30 milioni. L’Inter, che ha perso 77 milioni nel 2012 e che nel 2013 potrebbe bruciarne poco meno, è invece ad un passaggio storico: a breve si avrà il closing della cessione del club a Erik Thohir il tycoon indonesiano. Il Napoli, club a cui va lo scudetto dei conti ed indiscussa regina del mercato appena concluso, sempre attenta al fair play finanziario, dovrà confermare la sua politica, sebbene, da questa stagione, ci sarà un drastico aumento del tetto ingaggi.
Brando Direttore
Dottore Commercialista