Negli ultimi anni, il calcio spagnolo si è affermato a livelli altissimi, e col trascorrere del tempo, la sua egemonia è andata a consolidarsi. La Spagna ha vinto le ultime due edizioni dei campionati europei nel 2008 e nel 2012, successi inframezzati dalla conquista del Mondiale in Sudafrica. Se si guarda ai club, nell’arco di tempo preso in considerazione, il Barcellona per 3 volte (2009, 2011, 2015) ha trionfato in Champions League, e nel 2014 è stata la volta del Real Madrid che, guidato da Ancelotti, ha conquistato la tanto agognata “decima” ai danni dei rivali cittadini dell’Atletico, che a loro volta hanno vinto per due volte l’Europa League (2010, 2012). E quest’anno, a giocarsi l’ex Coppa Campioni nella finale di San Siro, saranno nuovamente le due squadre della capitale. Le ultime due edizioni dell’Europa League sono state vinte dal Siviglia, che quest’anno avrà l’occasione di conquistare una storica tripletta, in una finale che avrebbe potuto essere tutta spagnola, se il Liverpool non avesse eliminato il Villarreal, vera e propria sorpresa di questa edizione. I motivi di questo dominio sono molteplici, e anche di natura differente. Dal punto di vista spiccatamente tecnico, il calcio spagnolo è da sempre il più spettacolare, votato all’attacco e fatto di uno strabiliante fraseggio. La tecnica prevale sulla tattica, al contrario del calcio italiano (anche se Atletico e Villarreal basano il loro gioco principalmente sulla difesa). Altro fattore che pesa è quello “culturale”: i tifosi hanno un’idea più gioiosa del gioco del calcio, e trasmettono questa armonia anche ai calciatori, che possono così andare in campo con molte meno pressioni rispetto a quanto avviene in Italia, o anche in Inghilterra. Da prendere in considerazione è anche l’importanza dei settori giovanili: i club spagnoli investono pesantemente in questo ambito, sia per quanto riguarda le squadre “juniores”, sia per ciò che concerne i centri sportivi. Basti pensare a La Masia, il centro dove il Barcellona cura la sua “cantera”, insegnando calcio ai ragazzi sin dalla tenera età e ponendo alla guida delle varie selezioni ex calciatori, che diventano dei veri e propri “addestratori”. E quasi tutti i club hanno una “squadra B” (l’equivalente della nostra Primavera) che milita nelle serie inferiori, il che consente ai giovani di fare esperienza in un campionato comunque competitivo, ma senza pressioni dall’ambiente esterno. E come al solito non può mancare l’aspetto economico. Le squadre spagnole godono di un forte appoggio da parte degli istitutidi credito. Quando questi vanno in crisi (proprio a causa degli enormi debiti contratti dalle squadre di calcio) capita, come nel 2012, che sia l’Unione Europea a ripianare i debiti bancari. Alcune squadre, come Barcellona e Real Madrid, poi, fanno uso anche dell’azionariato popolare, il che porta ulteriori fondi nelle casse societarie. E c’è anche da dire che i club spagnoli vanno incontro a tasse più basse rispetto ad esempio a quelle italiane, il che gli consente di investire maggiori somme di denaro (anche per questo Ronaldo e Messi possono guadagnare 20 milioni ciascuno ogni anno). Tutti questi fattori, uniti anche alla crisi del calcio italiano e di quello inglese, hanno permesso alla Spagna di creare un dominio che, per ora, sembra lontano dall’epilogo.
Il dominio spagnolo
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