Nell’antichità il giallo era apprezzato. Per esempio, ai Romani piaceva indossare indumenti di questo colore durante le cerimonie e i matrimoni.
Il giallo era anche il colore degli imperatori cinesi, associato al potere, alla ricchezza, alla saggezza. In Occidente è il colore meno apprezzato, l’ultimo nella scala dei colori.
Questa cattiva fama del giallo risale al Medioevo, quando la diffusione massiccia dell’oro, simbolo della luce, della gioia, della potenza, aveva relegato il giallo (che non risplende e brilla quanto l’oro) a una posizione “subalterna”: divenne il colore delle foglie morte, della tristezza, della malattia.
Si trasformò ben presto nel colore simbolo dell’invidia, del tradimento, dell’inganno e della menzogna: gli abiti di Giuda sono gialli nei quadri dipinti in quel periodo, così come quelli di tutti i personaggi spregevoli, codardi, traditori rappresentati nella pittura.
Il giallo oggi giorno è un colore poco considerato e non particolarmente presente nella nostra quotidianità. A seguito di un provocatorio colore giallastro delle pagine di un giornale sportivo francese pubblicato nel 1919, la maglia del vincitore del Tour de France di ciclismo divenne gialla, ma rari sono esempi analoghi anche nell’abbigliamento delle divise delle squadre sportive in generale.
Il Calcio Napoli ed il giallo ultimamente vanno particolarmente d’accordo. E se davvero la vita è un susseguirsi di corsi e ricorsi storici, ben venga il giallo stasera indossato dai calciatori del Napoli. Simbolo di potere, ricchezza e saggezza. L’espressione dell’essere diventati grandi e vincenti.