Il Conflitto d’Interesse nel Calcio Italiano
Discorso leggermente diverso per quanto riguarda la Juve: “Questo accordo non soddisfa appieno una società come la Juve, ma dobbiamo essere consci che per raggiungere il consenso bisogna pensare agli interessi di tutti quanti, e l’operazione di trattativa che è stata condotta da me e dal presidente Lotito è stata molto costruttiva. Di questo non posso che essere grato al presidente Lotito col quale c’è stata subito unità di intenti per creare maggiore valore alla Lega. Quando uno cerca di interpretare il consenso generale vanno anche tenute presente le esigenze di società che hanno sicuramente maggior bisogno di noi di garanzie nel breve e nel medio periodo. In ogni caso questo è un buon compromesso. Quindi, alla fine, ha prevalso la linea della continuità voluta da Galliani e dal Milan, sponsor, come già detto, interessati, della Infront, società legata al mondo Milan. Volendo ripercorrere i tempi dell’accordo, si riesce a fare chiarezza finalmente, sulla presa di posizione della Juventus, nella complessa trattativa legata ai diritti, posizione, che vedeva la Juventus fortemente interessata alla estromissione di Mediaset dalla trattativa ed il forte pressing sull’assegnazione diretta a Sky dell’intero pacchetto. A quanto sembra, non è tutto, solo legato ad un aspetto strettamente calcistico, infatti, nel mese di maggio, John Elkann, Presidente della Fiat, nipote dell’Avvocato Agnelli, cugino di Andrea Agnelli Presidente della Juventus, è entrato nella News Corp, società della famiglia Murdoch, proprietaria di Sky, che ha suddiviso la società principale in due, una editoriale, l’altra di intrattenimento, con effetto dal 28 giugno scorso. Nel Consiglio della nuova News Corp., la divisione editoriale che include il Wall Street Journal e HarperCollins, entra, appunto dal mese di Giugno, il numero uno di Fiat John Elkann, che affiancherà Rupert Murdoch e i suoi figli, James e Lachlan, ma anche José Maria Aznar. Nel cda di 21st Century Fox, la divisione intrattenimento, siederà, oltre alla famiglia Murdoch, anche Delphine Arnault, la figlia di Bernard Arnault, il numero uno di LVMH. Le due nuove società saranno ambedue quotate. «L’annuncio è un significativo passo nel creare due società indipendenti con un portafoglio di asset fra i maggiori al mondo» afferma Rupert Murdoch, che sarà presidente e amministratore delegato di 21st Century Fox e presidente esecutivo della nuova News Corp. «Continuiamo a ritenere che la separazione possa liberare il vero valore delle due società e dei loro asset, consentendo agli investitori di beneficiare di opportunità strategiche diverse, risultato di un management più concentrato su ognuna delle due divisioni – mette in evidenza Murdoch -. La separazione creerà due leader del settore, che saranno guidati da persone che hanno mostrato acume delle loro attività e che portano esperienze diverse». Nell’approvare la separazione, il cda di News Corp ha approvato anche la distribuzione di tutte le azioni della nuova News Corp agli stockholder: un’azione della nuova News Corp per ogni quattro azioni di News Corp. La nuova News Corp procederà, una volta avvenuta la divisione, anche all’acquisto di 500 milioni di azioni proprie. Approvata anche una clausola che punta a bloccare eventuali scalate ostili nel periodo della separazione, durante il quale sono previsti scambi sostenuti: le azione delle due società includono il diritto di acquistare più titoli nel momento in cui singoli investitori acquistassero una quota superiore al 15%. I diritti agli acquisti scadranno per la divisione editoriale fra un anno a partire dalla separazione e a un anno da oggi per 21st Century Fox. La Juventus ed il Milan contro, quindi. No, non in campionato, in cui i rossoneri sono troppo lontani, né in Europa, dove ormai è solo il Milan a rappresentare l’Italia in Champions. I bianconeri avrebbero voluto i diritti del calcio in esclusiva a Sky, il Milan no, ed in questo caso, la società di Milano è quella più forte. Una volontà persino legittima per chi muove più tifosi e quindi spettatori e che, nell’ambito della logica di mercato, vuole il massimo profitto. In fondo Andrea Agnelli & Co. lo hanno già dimostrato nella vicenda stadio. Ma sulla tv, sembravano avere qualche interesse in più, anche eregendosi a paladini di diritti e libertà. Quest’azione, questa forzatura, rispetto a una contrattazione che parte dal decreto 9/2008, meglio conosciuto come legge Melandri-Gentiloni, in verità, nasce da interessi di casa propria. E tutta la vicenda del calcio in tv appare come una lotta tra conflitti d’interessi contrapposti. I criteri di mutualità, la vendita collettiva, nascono da quella legge, e quasi subito sono stati oggetto di discussione. Era il modo che si era trovato allora per rendere più competitiva la serie A, per ridurre la forbice tra i club più ricchi e seguiti e quelli con minor appeal. Per evitare la rivolta delle grandi si era trovata comunque una suddivisione dei ricavi che fosse, comunque, anche in ossequio ai meriti sportivi e alle utenze. Se, quindi, il 40% viene diviso in parti uguali fra tutte le squadre, il 30% va sulla base dei risultati sportivi conseguiti e l’ultimo 30% secondo il bacino di utenza (25% determinato in base al numero di sostenitori di ogni squadra individuato da una o più società di indagine demoscopica incaricata dalla Lega calcio; 5% in base alla popolazione del comune di riferimento). Criteri e numeri ovviamente contestati da molti provocarono spaccature interne. A questo si deve aggiungere anche e soprattutto la polemica emersa riguardo all’MpSilva, contro cui la Juventus si scagliò pesantemente, insieme a Inter, Roma, Fiorentina, Verona, Sampdoria e Sassuolo. Cos’è la MpSilva? Pomposamente si autodefinisce, sul proprio sito, “leading media rights company”, che in particolare lavora con i diritti televisivi: più di 50 tra campionati e coppe nazionali, per 10000 ore all’anno di sport in tv e ben 215 paesi coperti. Sarà per questo che è così difficile capire i suoi bilanci, se è vero che contro una novantina di milioni scarsi assicurati per i diritti all’estero di Serie A e coppa Italia ne avrebbe portati a casa 213. Ma Silva, che della società è l’anima, sostiene che sia un errore contabile. Quest’ultimo, peraltro, è legatissimo a Galliani, e non a caso il Milan è tra le poche squadre, insieme a Borussia Dortmund, Arsenal e Argentina a essere una partner diretta della sua società. E all’ad del Milan lo è ancora di più Bogarelli, advisor per i diritti televisivi “interni” della serie A con Infront. Tornando a Silva, ha valutato il pacchetto Italia, troppo spesso mixato ad altre offerte e quindi difficilmente quantificabile, attorno ai 120 milioni di euro. Morale della favola, alla serie A Infront costa 35 milioni di euro (e per l’estero MpSilva forse ancora di più). Poco male, se non fosse che a si deve limitare a trattare con Sky e Mediaset, non con quaranta concorrenti(sebbene la Melandri-Gentiloni nascesse anche per alimentare la concorrenza). Molti sostengono che questa pioggia di denaro pagata ai superconsulenti potrebbero essere suddivisa tra le squadre stesse.Però, se da una parte il conflitto d’interessi di Galliani è apparso alquanto evidente, dall’altra, sembra essercene uno enorme, dietro le velleità juventine. Già, perché il voler andare tra le braccia di Sky, sarebbe stato giustificato dal fatto che John Elkann è socio di Murdoch. Elkann, numero 1 Fiat ed di Exor (cassaforte della Juventus), quindi, spingeva su Andrea Agnelli per conto del socio. E non solo: dal momento che il Corriere della Sera, sulla questione dei diritti televisivi del calcio, sull’esigenza di un’esclusiva Sky o almeno di cambiare advisor ci aveva puntato parecchio, perdendo, sembra evidente che, da azionista Rcs, il ruolo dello stesso Elkann, non dev’essere proprio marginale neanche nelle scelte editoriali del quotidiano.
E allora, con un filo di saggezza popolare, in questa eterna battaglia a suon di milioni di euro ed interessi contrapposti, sembra appropriato il detto: “O surd’ in man’o cecat!”.